Cultura & spettacolo

“Cercando Jolanda”, quello “scavo nella persona” che consegna l’ennesimo riconoscimento a Titti Preta

L'opera ripercorre l'esistenza ed il successo di Dalida, nata da una modesta famiglia di Serrastretta

titti-preta

Sabato 2 giugno, presso il centro della creatività “Gerardo Guerrieri”, di Grottole – Matera, si è svolta la premiazione della seconda edizione del Memorial letterario “Antonietta Rongone” incentrato sul tema: “Storie di donne”. La manifestazione, patrocinata dalla Cisl di Basilicata, dall’Ufficio Regionale della Consigliera di Parità, dal Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, dall’Associazione Genitori di Basilicata, dalla sezione di Potenza dell’Associazione Donne Giuriste Italiane, dal Conservatorio Musicale “E. R. Duni” di Matera, si è svolta davanti una folta platea che ha gremito la sala.
Gli autori premiati sono giunti da ben sette regioni d’Italia, richiamati in modo particolare dalla sezione A, aperta alle pubblicazioni edite. Alla scrittrice vibonese Titti Preta, con il suo “Cercando Jolanda”, è andato il Premio speciale Conservatorio “E. R. Duni” con la seguente motivazione: “Per aver operato uno scavo nella persona che fu Jolanda Cristina Gigliotti, in arte Dalida, diva canora dalle radici calabre. Per averla fatta rivivere e, specie nei riguardi dei più giovani, conoscere e apprezzare come artista innovativa e all’avanguardia. Per aver offerto un doveroso tributo a un’icona della musica che ha dato lustro alla Calabria e all’Italia, ma soprattutto per aver creato un ritratto di donna, anticonvenzionale e non stereotipato, visto “in chiaroscuro” e che può diventare oggetto di una profonda riflessione. Per aver intersecato al dato biografico quello narrativo in cui emerge l’anima dell’artista: una mission letteraria portata avanti con testardaggine e passione e, forse, anche con coraggio. Per non dimenticare Jolanda-Dalida. ”

Dalida (Choubrah, Il Cairo 1933 – Parigi 1987), i cui genitori erano di Serrastretta (CZ), fu una straordinaria interprete di origini calabresi che ha attraversato la storia della musica popolare europea per almeno tre decenni, spopolando in Francia ed Italia, ma anche in decine di altre nazioni. Il vero nome era Jolanda Cristina Gigliotti e proveniva da una famiglia modesta, che si era trasferita in Egitto per prendere parte alla realizzazione del canale di Suez. Fu il padre a trasmetterle l’amore per la musica nei difficili anni del dopoguerra, quando cresceva una differenza particolarmente accentuata tra la classe povera e quella degli artisti. Divenire una stella della musica o del cinema rappresentava “il sogno” per eccellenza per fronteggiare le difficoltà della vita. Il mito delle pellicole e dei dischi d’oro era di certo un diversivo che consentiva al popolo di immaginare un’esistenza migliore, magari tra i lussi di Parigi dove Jolanda emigra e diventa una star.
Ma ciò non fu per lei il traguardo della vita: la sua scelta di morire dimostra come la mancanza dei valori importanti (amore, figli, famiglia, affetti) non può mai essere compensata né dal denaro, né dalla gloria.

A trent’anni dalla morte l’autrice Titti Preta ha ripercorso le tappe salienti della sua carriera e ne ha analizzato la vita in controluce.
E’ il modo per conoscere la “contro-storia” di Dalida, la “calabrese di Parigi”, scavando tra le pieghe dell’anima di Jolanda, alla ricerca del male di vivere che la condusse al suicidio, avvenuto il 3 maggio 1987, a 54 anni.Modello e leggenda per una generazione di donne, Jolanda ha costruito e decostruito in continuazione il puzzle della sua vita, in cerca di amore, di successo, di felicità. Rompendo gli schemi, ha deciso personalmente cosa fare di sé, scappando dal suo luogo di nascita, osando, mettendosi sempre in gioco senza mezzi termini. Dalida non rappresenta solo la difficoltà di conciliare l’apparire e l’essere, ma soprattutto la nascita di un modello: determinazione, capacità di continuare a cercare, nonostante le paure e le delusioni d’amore. L’autrice Titti Preta è stata ospite lo scorso 5 agosto 2017 al Gala Dalida “Avec les temps” tenutosi a Serrastretta per il Trentennale della morte della cantante.
“Cercando Jolanda” è stato presentato in molti centri della Calabria e proseguirà il suo tour in estate.

In sintesi ecco la vita di Dalida, che nel saggio “Cercando Joalndo” viene opportunamente romanzata e allietata da cinque struggenti liriche composte ad hoc dall’Autrice

La storia di questa grande artista si apre proprio il 17 Gennaio 1933, a Choubrah, nel caldo Egitto. All’anagrafe il suo nome era Iolanda Cristina Gigliotti, impossibile non notare immediatamente la sua origine italiana, più precisamente calabrese. Erano infatti gli anni ’30, la gente del sud Italia migrava verso la terra delle Piramidi spinta da una grande promessa di lavoro: la possibilità di contribuire alla creazione del canale di Suez. La famiglia di Iolanda non era diversa dalle altre: aveva origini modeste e la speranza in un futuro economico migliore, cosa che oggi ci può sembrare paradossale, la spinsero a cercare fortuna nel Nord Africa.
Ma il talento e una buona dose di fortuna hanno accompagnato fin da subito i Gigliotti: il padre di Dalida, Pietro, era diventato primo violino della all’Opera del Cairo, permettendo così anche ai suoi cari una vita più agiata e confortevole. La bellezza particolare di Iolanda non passa certo inosservata: la ragazza si aggiudica il primo premio in diversi concorsi di bellezza tra cui anche Miss Egitto alla tenera età di diciassette anni. Fu proprio il suo irresistibile fascino ad aprirle le porte al successo: la giovane Jolanda iniziò a recitare sul grande schermo dapprima interpretando ruoli minori, poi sempre più importanti.
Una volta provato il caldo tepore dei riflettori, Jolanda decise di volerne sempre di più, voleva l’Europa. Così si trasferì a 21 anni a Parigi nel tentativo di coronare il suo sogno e proprio lì nacque Dalida (inizialmente chiamatasi Dalila per il film del 1949 Sansone e Dalila).

 Presto però si rivelò la musica la vera strada della giovane, infatti nel 1956 incise il suo primo disco in vinile contenente Madona,versione francese di Barco negro di Amalia Rodrigues, a cui seguì Bambino (traduzione della canzone napoletana Guaglione) che le fece guadagnare definitivamente l’amore del pubblico e il suo primo disco d’oro. Dalida iniziò così a cantare non solo canzoni inedite in francese, ma anche brani italiani di Mina, Domenico Modugno, Lucio Dalla, Ivano Fossati, Gino Paoli tradotti in francese.
Nel 1962 Dalida vinse l’Oscar per la canzone e nel 1964 divenne la prima donna nella storia a ottenere un disco di platino avendo venduto più di 10 milioni di dischi. Il nome della giovane artista campeggiava primo in tutte le classifiche musicali francesi, e con il singolo Mama (1967) in italiano, raggiunse le vette anche in quelle nostrane.

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