Cronaca

Autobomba a Limbadi, madre coraggio denuncia: “Abbandonata da tutti”

L'avvocato della famiglia Vinci lancia la raccolta fondi per assumere delle guardie private per scortare Rosaria Scarpulla e strappa le tessere di Libera, l'associazione antimafia di don Ciotti della quale faceva parte

A due mesi dall'autobomba che ha fatto saltare in aria Matteo Vinci, sembra essere calato il silenzio assoluto su uno dei casi di cronaca più eclatanti accaduti nel Vibonese negli ultimi anni. Silenzio assoluto rotto solo dagli appelli dell'avvocato Giuseppe De Pace e dalle denunce pubbliche della sua assistita, Rosaria Scarpulla, mamma di Matteo, il biologo dilaniato dalla bomba piazza sotto la sua auto, e moglie di Francesco, rimasto ferito nell'attentato di Limbadi e ancora ricoverato a Palermo.




Abbandonata da tutti. E proprio l'ennesimo grido di dolore della signora Scarpulla ha rotto stamane l'assordante silenzio che regna intorno alla vicenda dopo clamore mediatico successivo all'attentato. Ora che le luci si sono spente, madre coraggio inizia a fare i conti con la solitudine. "Le forze vengono meno - afferma - ma non mi arrendo e vado avanti. In un momento avevo visto la luce in fondo al tunnel ma adesso anche quel lumicino si sta spegnando di nuovo e non vedo più nulla. Ormai le parole le belle parole non bastano perché ogni sera inizia l'angoscia". Madre coraggio denuncia l'isolamento: "Non c'è nessuno che mi supporta, non ho nessuno con chi parlare e chiudo tutto dentro di me".

Raccolta fondi per la scorta. L'avvocato De Pace lancia la raccolta fondi per assicurare a Rosaria Scarpulla una scorta composta da guardie del corpo private e non solo. "Puntiamo ad ingaggiare delle guardie private per la signora perché ha bisogno di una tutela. Se non fosse per l'attenzione dei media locali, Rosaria Scarpulla sarebbe già sottoterra. Voi giornalisti gli avete salvato la vita. Troveremo i fondi per mettere a disposizione della signora delle guardie private e per svolgere delle investigazioni difensive utili alle indagini. Lo faremo a 360 gradi senza guardare in faccia nessuno in nessuno ambiente". L'avvocato della famiglia Vinci annuncia anche di voler strappare le tessere di Libera, l'associazione antimafia fondata da don Ciotti: "Mio malgrado - dichiara - ho dovuto fare questo perché ormai queste associazioni antimafia sono alla degenerazione e alla deriva, trasformate in momenti liturgici senza significato. Hanno rigettato, anche se non in modo palese l'appello che aveva lanciato per una mobilitazione civile a sostegno della famiglia Vinci".

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