Cronaca

‘Ndrangheta, confiscato un patrimonio da oltre 50 milioni ad imprenditore dei Tegano

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Era riconducibile ad un imprenditore espressione, secondo gli inquirenti, della cosca reggina dei Tegano, chiamato a rispondere di intestazione fittizia di beni

I militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza, su disposizione della Corte di
Appello di Reggio Calabria hanno eseguito nei confronti di Giuseppe Rocco Rechichi
 60 anni, imprenditore reggino ritenuto appartenente alla cosca di ‘ndrangheta dei
“Tegano”, la confisca del suo intero patrimonio. Tale provvedimento – contenuto nella sentenza n. 10715/14 Reg. Sent.– n. 213/2013 Reg. Gen. – n. 68/2012 R.G.N.R. D.D.A. emessa in data 20.06.2014 (definitiva in 14.05.2015) dalla citata Corte di Appello – si fonda sulle risultanze delle indagini di cui all’operazione “Astrea”, condotta dal Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Reggio Calabria, conclusa con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 11 presunti affiliati/contigui alla cosca di ‘ndrangheta “Tegano” di Reggio Calabria – tra cui il suddetto imprenditore  – per il reato di cui all’art. 12
quinquies D.L. 306/92 (trasferimento fraudolento di valori) aggravato dall’art. 7 L. n.
203/92 (metodo mafioso) per aver posto in essere una serie di fittizie intestazioni di
beni/aziende, giungendo – tra l’altro, tramite le stesse – ad infiltrare con conseguenti
condizionamenti gestionali, la società “Multiservizi S.p.a.” a capitale misto partecipata
dal Comune di Reggio Calabria.

In tale contesto erano state sottoposte a sequestro preventivo le seguenti società
reggine – riconducibili a Giuseppe Rocco Rechichi – comprensive delle quote
societarie, dei conti correnti e di tutti gli elementi presenti nel patrimonio aziendale, per
un valore a suo tempo stimato in € 50.459.542:

“SI.CA. S.r.l.”, esercente l’attività di “commercio all’ingrosso di materiali da
costruzione”;
– “REC.IM. S.r.l.”, esercente l’attività di “compravendita di beni immobili effettuata su
beni propri”;
– “COM.EDIL di RECHICHI S.r.l.”, esercente l’attività di “commercio all’ingrosso di
materiali da costruzione”.

Successivamente, le posizioni del richiamato procedimento “Astrea” e quelle del procedimento “Archi” – quest’ultimo relativo all’omonima operazione di polizia condotta dalla Questura di Reggio Calabria, conclusa nell’anno 2011 con l’esecuzione di n. 21 provvedimenti restrittivi cautelari nei confronti di presunti affiliati alla predetta cosca
reggina per il reato di cui all’art. 416 bis c.p. (associazione per delinquere di tipo
mafioso) – confluivano nel medesimo processo.

Al riguardo, scrivono gli inquirenti, “…Giuseppe Rechichi costituisce l’anello di congiunzione tra i due procedimenti confluiti nel presente processo (p.p. “Archi”, p.p. “Astrea”) … l’imputato è chiamato a rispondere, per un verso, della condotta partecipativa alla cosca Tegano e per l’altro, di una serie di intestazioni fittizie di beni (in specie aziende) … omissis …”.

Con riferimento alla misura cautelare eseguita sui compendi societari della “SI.CA.
S.r.l.”, della “REC.IM. S.r.l.” e della “COM.EDIL di RECHICHI S.r.l.”, il G.U.P. del
Tribunale di Reggio Calabria – con sentenza emessa in data 16.07.2012 – disponeva la
confisca di quanto già sottoposto a sequestro preventivo.

Per ciò che riguarda la posizione processuale di Giuseppe Rocco Rechichi, dalla
lettura del provvedimento della Corte di Appello emerge che: “…Quanto in atti, secondo
il G.U.P., comprova come Rechichi costituisca un vero e proprio braccio economico
del sodalizio esaminato, con ogni probabilità ancor più marcatamente di altri sodali e
coimputati … omissis … essendo riuscito, grazie anche all’ausilio di liberi professionisti
e probabilmente, di centri di potere ancora nell’ombra, a penetrare ed infiltrare persino
la Multiservizi S.p.A., società cd. mista, costituita dal Comune di Reggio Calabria per la
gestione, tra l’altro, della manutenzione ordinaria e straordinaria di beni di proprietà
dell’ente locale. Società di cui lo stesso Rechichi, sino al momento del suo arresto
nell’ambito dell’operazione “Archi”, è stato il reale dominus o comunque soggetto
munito al suo interno di sicuro potere decisionale, svolgendo in seno alla stessa le
funzioni di “direttore operativo”. Il G.U.P. rileva che dalle dichiarazioni dei collaboratori
(Fiume, Iannò, Moio, Fracapane, Lo Giudice) emerge la figura del RECHICHI quale
affiliato di un certo spessore all’interno del sodalizio di appartenenza radicato nel
quartiere Archi di Reggio Calabria…”.

Nella fase di Appello del processo Giuseppe Rocco Rechichi, in relazione ai reati
allo stesso ascritti, è stato infine, condannato per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p. “…
quale partecipe qualificato dell’articolazione territoriale dell’associazione di tipo mafioso
ed armata indicata in premessa, risulta stabilmente dedito alla gestione degli affari
illeciti della cosca TEGANO – di cui è rilevante espressione imprenditoriale nella veste
di socio privato della società mista Multiservizi S.p.A. – oltre che in Reggio Calabria
anche in altre parti del territorio nazionale, con compiti di pianificazione ed esecuzione
delle specifiche attività illecite a lui delegate dal vertice dell’organizzazione; ha svolto e
svolge, inoltre, attività di supporto alle azioni criminali della cosca forte del ruolo
acquisito durante la guerra di mafia, quale soggetto particolarmente legato a Carmelo
Barbaro, per aver fornito supporto logistico ai gruppi di fuoco, impiegati nell’agguato a
Nino Imerti in agro di Fiumata di Muro…”.

Con il provvedimento in esecuzione, la Corte di Appello di Reggio Calabria
pronunciandosi sui citati procedimenti riuniti e confermando la citata sentenza del
G.U.P. del Tribunale di Reggio Calabria in relazione ai patrimoni aziendali – ha
sottoposto alla misura ablatoria della confisca le società di cui sopra ed i relativi
compendi, che ora entrano definitivamente nella proprietà dello Stato.

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