Cronaca

Autobomba a Limbadi, vertice a Vibo con il vice di Gratteri: “Risposta dello Stato sarà forte” (VIDEO)

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Il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Giovanni Bombardieri coordina le indagini sull’attentato costato la vita a Matteo Vinci. Il prefetto Longo: “E’ un episodio di estrema arroganza”

“La situazione è preoccupante, ma la risposta dello Stato sarà forte”. Questo il commento del procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro Giovanni Bombardieri in relazione al gravissimo attentato avvenuto ieri pomeriggio a Limbadi. Il vice di Gratteri sta seguendo personalmente le indagini condotte sul campo dai carabinieri del Nucleo investigativo partecipando anche al Comitato per l’ordine e la sicurezza convocato dal prefetto di Vibo Guido Longo e al briefing organizzato nella tarda mattinata per fare il punto sull’attività investigativa. Bombardieri è giunto a Vibo per partecipare ufficialmente alla festa della polizia. “Già dal primo momento – ha aggiunto Bombardieri – i colleghi della Dda i Catanzaro e i carabinieri hanno esaminato tutta la vicenda. Per quanto riguarda il movente, non facciamo interpretazioni. Stiamo valutando tutti gli aspetti di quanto è accaduto, compreso quello della controversia legata a questioni di vicinato con persone imparentate col clan Mancuso”. 

Le parole del prefetto Longo. Situazione preoccupante per la Dda di Catanzaro e fatto gravissimo per il prefetto Guido Longo: “Abbiamo fatto il punto della situazione con i vertici delle forze dell’Ordine. Sia i carabinieri che la polizia di Stato stanno lavorando alacremente per fare luce su un fatto di una gravità inaudita. Posso dire che l’attività investigativa è intensa e che le indagini sono dirette in sinergia dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e dalla Procura di Vibo”. Il capo dell’Ufficio territoriale del Governo è rimasto colpito dall’estrema arroganza del gesto. “E’ un messaggio negativo – osserva – dobbiamo subito stroncare in modo duro e deciso”.

Killer professionisti? Un dato acquisito alle indagini è che l’ordigno utilizzato per l’attentato sia stato collocato sotto la Ford Fiesta sulla quale viaggiavano Matteo Vinci ed il padre. Ma come è stato fatto scoppiare? L’ipotesi che su questo specifico punto dell’indagine viene presa maggiormente in considerazione dagli investigatori è quella di un radiocomando a distanza. Ma non si è esclude neppure quella di un timer. In ogni caso, si fa rilevare negli ambienti investigativi, si è trattato di un lavoro compiuto da professionisti e che denota l’elevato livello criminale di chi aveva ha progettato l’uccisione di Matteo Vinci e del padre. Persone non considerate legate alla ‘ndrangheta, ma che, evidentemente, erano finite nel mirino di esponenti di primo piano della criminalità organizzata del Vibonese.

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