Economia & Società

Scoperto in Calabria il gene che aiuta il cuore a rigenerarsi dopo l’infarto

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L’eccezionale scoperta di un gruppo di giovani ricercatori universitari calabresi pubblicata sulla rivista “Nature”

Un gene aiuta le cellule staminali del cuore a rigenerarsi dopo un attacco cardiaco, prevenendo e curando lo scompenso: lo ha scoperto il gruppo di ricerca del Laboratorio di Cardiologia molecolare e cellulare del dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, coordinato da Daniele Torella. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature, “ha dimostrato per la prima volta – è detto in un comunicato – che una ridotta espressione di un gene, c-kit, conosciuto anche come recettore delle cellule staminali, diminuisce il potenziale biologico rigenerativo delle cellule staminali cardiache, riducendo la capacità riparativa del cuore, che dopo un danno inesorabilmente progredisce nello scompenso cardiaco”.

La cardiopatia ischemica e lo scompenso cardiaco sono la prima cause di morte e di ospedalizzazione nel mondo occidentale. La medicina rigenerativa basata sulla caratterizzazione biologica e sull’utilizzo terapeutico delle cellule staminali ha avuto un impatto enorme nello studio della biologia umana, soprattutto per le sue potenzialità nella cura di diverse forme di malattie cronico-degenerative come lo scompenso cardiaco. La medicina rigenerativa in Cardiologia negli ultimi tempi ha raggiunto tappe importanti dalla scoperta della capacità rigenerativa intrinseca del cuore fino alla prima sperimentazione clinica delle cellule staminali cardiache. Lo studio è stato finanziato dal Fondo ricerca finalizzata 2012 del ministero della Salute, e dal PRIN2015 del Ministero dell’Università e della Ricerca di cui Torella è responsabile scientifico.

“Lo studio svolto su piccoli animali risolve in maniera definitiva una controversia fondamentale per la comunità scientifica cardiovascolare aprendo le porte a nuovi orizzonti terapeutici per la medicina rigenerativa in Cardiologia” dice Torella, soddisfatto nel sottolineare i risultati prestigiosi ottenuti in una Università del Sud da un Laboratorio composto da giovani ricercatrici calabresi e interamente ottenuti nelle infrastrutture e nei centri di ricerca interdipartimentali dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, che testimoniano ancora una volta l’eccellenza scientifica dell’Ateneo di Catanzaro.

“Questi risultati – ha concluso Torella – sono stati infatti raggiunti unicamente grazie all’entusiasmo e all’instancabile lavoro delle dottoresse Carla Vicinanza e Iolanda Aquila, che condividono “la paternità” dello studio, e delle dottoresse Eleonora Cianflone, Mariangela Scalise, Fabiola Marino, Teresa Mancuso, e Pina Marotta, tutte giovani ricercatrici che compongono il team del Laboratorio di Cardiologia Molecolare e Cellulare che afferisce alla Cattedra di Cardiologia diretta dal professore Ciro Indolfi. Inoltre, va ricordato l’indispensabile contributo del laboratorio di citofluorimetria del dr.Valter Agosti, afferente al dipartimento di Medicina sperimentale e Clinica diretto dal professore Giuseppe Viglietto dell’Ateneo di Catanzaro. Infine, gli studi di bioinformatica ed analisi di espressione genica sono stati svolti dal Laboratorio di Bioinformatica dell’Università Magna Graecia diretto dal professore Pierangelo Veltri”.

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