Cronaca

Operazione “Miletos”, tra gli arrestati anche uno degli assassini di Nicholas Green. E’ il mandante di un omicidio

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Si tratta di Francesco Mesiano, condannato a venti anni per l’omicidio del bimbo americano avvenuto nel tratto vibonese dell’A3 nel settembre del 1994. Ecco di cosa è accusato oggi

Francesco Mesiano, detto “Franco”, 45 anni di Mileto. C’è anche il suo nome tra le cinque persone arrestate nell’operazione “Miletos”. Non un nome qualsiasi ma un nome in passato associato all’omicidio di Nicholas Green, il bimbo americano ucciso per errore sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria il 29 settembre del 1994 mentre era a bordo di un’auto insieme ai genitori Reginald e Margharet e alla sorellina più piccola Eleanor.

Nicholas Green. ANSA

Un caso internazionale. All’epoca aveva 22 anni ed il suo nome salì presto alla ribalta della cronaca internazionale insieme a quello di Michele Iannello, attualmente collaboratore di giustizia. Nel 1998 Mesiano fu condannato a venti anni di reclusione perché accusato di essere uno dei responsabile del delitto. I due si sono dichiarati sempre innocenti e Iannello successivamente ha anche deciso di collaborare con la giustizia confessando vari delitti ma professandosi sempre innocente riguardo all’omicidio di Nicholas Green. Mesiano finì in carcere nel 1994 con l’accusa di essere stato l’autista dell’auto che il 29 settembre 1994 assaltò sull’autostrada, nel tratto vibonese, la Y10 guidata da Reginald Green, cittadino americano in vacanza con la famiglia. L’auto dei Green venne scambiata per quella di un gioielliere e nell’inseguimento per indurre l’auto dei Green a fermarsi fu esploso un colpo di pistola che colpì mortalmente alla testa il piccolo Nicolas, di soli 7 anni che si trovava sul sedile posteriore insieme alla sorellina Eleonor. Il padre Reginald e la madre Margaret decisero di donare gli organi del figlio permettendo di salvare altre vite. Un gesto che commosse il mondo, contribuendo ad accrescere in Italia la cultura delle donazioni degli organi. Michele Iannello iniziò a collaborare con la giustizia accusandosi di alcuni omicidi di ‘ndrangheta. Ma non ammise mai di aver sparato al piccolo Nicholas, accusando molti anni dopo il fratello di essere autore dell’omicidio di Nicholas.

Le accuse a Mesiano. Oggi il nome di Francesco Mesiano torna alla ribalta ed è ricorrente tra le pagine dell’inchiesta condotta dai carabinieri e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. E’ lui uno dei principali indagati. Figlio di Giuseppe, ucciso nel luglio del 2013, è accusato di essere il mandante dell’omicidio Angelo Antonio Corigliano, assassinato per vendetta un mese dopo da Domenico Iannello e Salvatore Pititto, inquadrati come gli esecutori materiali del delitto. Insieme a Rocco Iannello, invece, Franco Mesiano viene accusato di un danneggiamento ai danni della famiglia Corigliano. In particolare, l’incendio del portone di casa e della moto-ape. Una sorta di punizione attuata per il rifiuto opposto da Angelo Antonio Corigliano di compiere un’intimidazione a scopo estorsivo ai danni di un supermercato di un parente sito a Santa Domenica di Ricadi, i cui titolari avrebbero interrotto la fornitura di pane proveniente dai forni della panetteria dei Mesiano. Il 45enne di Mileto è anche accusato di minaccia aggravata delle modalità mafiose. Avrebbe infatti chiesto a Marianna Ventrice e ai suoi familiari di lasciare la proprietà di campagna in località Pigno di Mileto perché altrimenti le avrebbe incendiato la casa e avrebbe ammazzato il marito della donna, Giuseppe Corigliano.

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