Cronaca

L’omicidio Mesiano, l’indagine “parallela” ed il tecnico “infedele” della Procura di Vibo arrestato (VIDEO)

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Avrebbe  sottratto alle forze di polizia alcune videoregistrazioni che facevano risalire agli autori dell’omicidio di Giuseppe Mesiano. Bombardieri: “Non facciamo sconti ad alcuno”

di MIMMO FAMULARO

Due omicidi commessi nell’arco di appena un mese. Il primo senza alcuna autorizzazione da parte delle consorterie criminali operanti sul territorio. L’altro pianificato ed organizzato nei minimi dettagli anche attraverso un summit con il via libera del boss locale. Omicidio d’impeto il primo, una vendetta il secondo. Botta e risposta tra due famiglie all’interno di un contesto di ‘ndrangheta. Questo lo scenario inquadrato dai carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia che hanno condotto sul campo le indagini per ricostruire gli agguati che sono costati la vita a Giuseppe Mesiano il 18 luglio del 2013 e ad Antonio Angelo Corigliano il 20 agosto successivo. L’inchiesta è il frutto di un lavoro sinergico portato avanti dalla Direzione distrettuale di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri e dalla Procura di Vibo. Non a caso le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto della Dda Giovanni Bombardieri e guidate sul campo dal sostituto antimafia Annamaria Frustaci con la preziosa collaborazione del sostituto della Procura ordinaria Benedetta Callea.

La fitta rete relazionale.  Agli arresti di oggi i carabinieri sono è arrivati attraverso una scrupolosa e complicata attività investigativa partita proprio dopo l’agguato che è costato la vita a Giuseppe Mesiano. Un’indagine lunga quattro anni. I carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo guidati dal maggiore Valerio Palmieri hanno ricostruito puzzle dopo puzzle il contesto in cui sono maturati i due omicidi individuando prima gli esecutori materiali e, poi, mandanti ed i comprimari. Un’indagine riscontrata alle battute finali dalle dichiarazioni fornite agli inquirenti dalla pentita Oksana Verman, l’amante di Salvatore Pititto, già coinvolto nell’operazione Stammer e tra i dodici indagati oggi. Non è stato facile penetrare in quella che il colonnello Magro ha definito “la fitta rete delle dinamiche relazionali”. Ma il gruppo investigativo dei carabinieri, coordinato dal colonnello Luca Romano e dal maggiore Valerio Palmieri, è riuscito ugualmente a penetrare all’interno delle dinamiche individuando persino la rete dei comprimari.

Indagine “parallela”. Arrivare alla quadratura del cerchio non è stato affatto semplice. Anche perché subito dopo l’omicidio di Giuseppe Mesiano è partita una sorta di “indagine parallela” da parte del figlio, Francesco, e del suo braccio destro Vincenzo Corso. I due avrebbero chiesto e ottenuto dal titolare di una ditta di autotrasporti e proprietario di un magazzino di Mileto, Giuseppe Ventrice, e da un tecnico installatore di impianti di videosorveglianza, Gaetano Elia, le registrazioni delle immagini che ritraevano il passaggio dei responsabili dell’omicidio di Giusepppe Mesiano. Un espediente che ha permesso di individuare i killer e, allo stesso tempo, di sottrarre alla polizia giudiziaria materiale prezioso alle indagini ufficiali.

Il tecnico della Procura. “I Mesiano – ha spiegato il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri – hanno fatto una sorta di indagine parallela: un tecnico che collaborava anche con la Procura di Vibo ha consegnato loro le registrazioni effettuate nei pressi del luogo del delitto prima ancora che ci arrivassero i carabinieri”. Il nome del tecnico in questione è quello di Gaetano Elia, 51 anni, uno dei cinque arrestati. Secondo quanto si è appreso collaborava con diverse procure e con le forze di polizia nell’attività di installazione di apparati tecnici. Con lui in carcere è finito anche Giuseppe Ventrice, 41 anni. Sono entrambi di Mileto e devono adesso rispondere della pesante accusa di aver “fattivamente collaborato” all’omicidio di Angelo Antonio Corigliano nella veste di “fiancheggiatori” dei mandanti, degli organizzatori e degli esecutori materiali dell’agguato. 

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