Cronaca

Sesso con minori, Cassazione annulla sentenza di condanna e prete torna in libertà

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Accolto il ricorso presentato dagli avvocati del sacerdote don Antonello Tropea. Disposto un nuovo giudizio davanti alla Corte d’appello di Messina

La terza sezione penale della Corte di Cassazione ha disposto l’annullamento della sentenza di condanna emessa dalla Corte d’appello di Reggio Calabria a carico di don Antonio Tropea, parroco di Messignadi, e il contestuale rinvio degli atti alla Corte d’appello di Messina per un nuovo giudizio. Accolto il ricorso presentato dai legali del sacerdote, gli avvocati Andrea e Giuseppe Alvaro.

Scarcerato. Il giudizio di rinvio avrà ad oggetto sia le statuizioni inerenti la responsabilità che quelle concernenti il trattamento sanzionatorio. La Corte di appello di Reggio Calabria, preso atto del dispositivo di annullamento pronunciato dalla Cassazione, ha disposto, in accoglimento dell’istanza presentata dai due legali, la revoca della misura degli arresti domiciliari in favore di don Tropea il quale, per l’effetto, ha riacquistato la piena libertà.

L’iter giudiziario. Nel giudizio di primo grado, svoltosi dinanzi al gup di Reggio Calabria, il sacerdote, che era stato arrestato a dicembre dell’anno 2015 e che era stato poi rinviato a giudizio in relazione ad otto capi di accusa, era stato assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste, da cinque imputazioni, mentre era stato condannato alla pena di quattro anni di reclusione per i delitti di adescamento, detenzione di materiale pornografico e prostituzione minorile. All’esito del giudizio di appello, celebratosi a giugno dello scorso anno davanti alla Prima Sezione penale della Corte d’appello di Reggio Calabria, i giudici avevano riformato la sentenza di primo grado, assolvendo l’imputato, con formula piena e perché il fatto non sussiste, anche dal delitto di detenzione di materiale pornografico. Per i due residui capi di imputazione la pena detentiva era stata rideterminata in anni tre di reclusione. Gli avvocati Andrea e Giuseppe Alvaro, che hanno difeso il sacerdote sin dall’inizio del procedimento penale, hanno proposto ricorso per Cassazione avverso la sentenza di secondo grado, sostenendo che la motivazione utilizzata dai giudici di merito per condannare il Tropea non era rispettosa dei requisiti di completezza e di logicità previsti dalla legge. I motivi di ricorso sono stati discussi dai due difensori all’udienza del 15 febbraio scorso, in esito alla quale la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, con rinvio degli atti alla Corte di appello messinese.