Narcotraffico, due dipinti sulla strada dei carabinieri: la testimonianza di Sgarbi a Vibo

cal_5394.jpg

Il critico d’arte è intervenuto nel processo Overing ed ha spiegato che quei due quadri erano semplicemente delle croste, ricostruendo la vicenda

Quadri d’autore che per Vittorio Sgarbi sono semplicemente delle “croste”. Tele che nel linguaggio dei narcotrafficanti sarebbero servite solo ad indicare il quantitativo di droga. Ma per la difesa di uno degli imputati nel processo scaturito dall’operazione Overing che si sta celebrando al tribunale di Vibo, quei quadri sono esistiti davvero. 

Sgarbi al tribunale di ViboCosì a testimoniare è stato chiamato ieri mattina nell’aula bunker del tribunale di Vibo Valentia il critico Vittorio Sgarbi che, rispendendo alle domande dell’avvocato Diego Brancia, ha ricostruito la vicenda dei due dipinti. Entrambi erano di proprietà di Lello Fiumara, fratello di Danilo e tenuti da un cugino in Friuli, ad Udine per l’esattezza. La loro storia si incrocia con le indagini sul traffico di sostanze stupefacenti. Praticamente i militari, venuti a conoscenza del fatto che un’antiquaria di Rimini si era rivolta al critico per vedere i due dipinti, all’epoca avevano proposto a Sgarbi se avesse potuto accettare. “Mi sono pure divertito – ha detto ieri Sgarbi – anche se alla fine ho constatato che quei due dipinti non erano assolutamente d’autore. Entrambi erano delle croste. Ma non ho fatto neppure in tempo a dirlo che nella sala dell’alberghetto in cui ci trovavamo hanno fatto irruzione i carabinieri arrestando i due uomini che avevo incontrato. Erano due persone rustiche, con la barba malfatta e vestiti più da bracconieri che altro”. 

Sgarbi al tribunale di Vibo

Più informazioni