Cronaca

Il pm Di Palma risponde al boss: “Signor Molè ormai lei non conta più niente”

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Lo sfogo in aula durante il processo “Mediterraneo” in corso a Palmi di Girolamo Molè e la risposta decisa del sostituto procuratore antimafia

Il sostituto procuratore Roberto Di Palma lo conosce bene, anzi benissimo. Ha contribuito a “neutralizzarlo” facendolo condannare a pene pesantissime. Nell’aula del collegio del Tribunale di Palmi si sta giocando l’ultima, l’ennesima, partita processuale tra il rappresentante della magistratura antimafia e Girolamo Molè, mammasantissima dell’omonima cosca di Gioia Tauro.

L’attacco del boss Il processo è quello scaturito dall’operazione “Mediterraneo”, coordinata e sostenuta in aula proprio da Di Palma. Il pm aveva da poco finito la sua requisitoria e si stava accingendo a chiedere le condanne di tutti gli imputati, quando il boss ha chiesto la parola al presidente del collegio. «Sempre con noi ce l’avete – è lo sfogo di Molè – vi volete fare pubblicità sulle nostre spalle», ha strillato collegato in video conferenza dal carcere dove è rinchiuso. Molè ha continuato sostenendo che l’accusa portata in aula dalla Distrettuale antimafia di Reggio Calabria sarebbe stata costruita su prove false, rimasticando vecchie ordinanze di custodia cautelare. Insomma, per Molè Di Palma avrebbe “usato” il nome della sua famiglia per farsi pubblicità.

“Lei non conta niente” Il pm Di Palma non ha perso il suo proverbiale aplomb nel rispondere a Molè. «Lei, signor Molè, non è nessuno. È solo provato e toccato dal carcere ma non conta più nulla e questo lo sa anche lei». E ancora : «Non ce l’abbiamo con lei, signor Molè – ha continuato il sostituto procuratore – Noi facciamo indagini e il nostro scopo non è certo farci pubblicità o acquisire notorietà. Se fosse vero, considerato che l’arresto ogni due mesi, dovrei essere procuratore nazionale e invece sono un semplice pubblico ministero – ha detto Di Palma –. Lei, invece, signor Molè, non è nessuno. Come vede, qui non ci sono giornalisti, non ci sono telecamere perché lei, signor Molè, non conta più niente».

Il processo Girolamo Molè è l’unico imputato di rilevo del procedimento “Mediterraneo” che ha scelto il rito ordinario e che sta affrontando il processo a Palmi. Gli altri, compreso suo figlio, suo fratello e suo nipote sono stati già condannati in primo grado davanti al gup di Reggio Calabria per associazione mafiosa e una serie di altri reati. L’inchiesta ha fotografato i nuovi assetti e strategie del clan Molè dall’omicidio di Rocco Molè – avvenuto l’1 febbraio 2008 – fino ai giorni degli arresti nel 2014. Su indicazioni proprio di Mommo Molè i vertici della cosca erano fuggiti da Gioia Tauro e avevano messo in piedi nuovi business soprattutto nel Lazio: slot machine, droga i principali canali di finanziamento. Il 7 marzo prossimo, il pm Di Palmi concluderà la sua requisitoria con le richieste di condanna.