Cronaca

‘Ndrangheta, la mappa dei clan nel Vibonese: “I Mancuso sempre epicentro del sistema”

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E’ quanto sostiene nella relazione del primo semestre 2017 la Direzione investigativa antimafia. Ecco lo scenario criminale descritto per la provincia di Vibo

Due pagine. E’ quanto dedica la relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia alla provincia di Vibo Valentia. Resta sostanzialmente immutato lo scenario vibonese nel periodo preso in esame, ovvero nel primo semestre del 2017 al quale si riferisce il nuovo dossier della Dia.

Epicentro Limbadi. Tutto continua a ruotare intorno ad una sola famiglia, sempre più potente e ancora incontrastata: quella dei Mancuso. Limbadi si conferma dunque epicentro della ‘ndrangheta vibonese grazie alle solide alleanze che la cosca continua a vantare con i clan del territorio limitrofo della piana di Gioia Tauro e con quelli di Reggio Calabria. “La costellazione delle di cosche che ruota attorno alla famiglia dei Mancuso – sostiene al relazione semestrale della Dia – continua a caratterizzare le dinamiche criminali della provincia di Vibo Valentia. Epicentro del sistema resta la locale di Limbadi, controllata appunto dai Mancuso”. Una preminenza sulla provincia confermata, nei primi sei mesi del 2017, dall’operazione “Stammer” della Guardia di Finanza. “Le indagini – scrive la Dia – hanno fatto luce su un traffico internazionale di stupefacenti promosso da tre ‘ndrine satellite dei Mancuso: i Fiarè di San Gregorio d’Ippona, i Pititto-Prostamo-Iannello di Mileto e il gruppo di San Calogero”.

Infiltrazioni. Non solo droga perché secondo la Direzione investigativa antimafia alla vocazione nel narcotraffico dei Mancuso corrisponde un’altrettanto spiccata capacità di reinvestire i capitali illeciti. L’operazione condotta, nel mese di maggio, sempre dalla Guardia di Finanza, tra Nicotera e Filandari, denominata “U Patri Nostru”, ha fatto emergere gli interessi di un imprenditore edile vibonese colluso con le cosche Mancuso e Piromalli. La ‘ndrangheta nel Vibonese ha una notevole capacità pervasiva e tra i settori economici più infiltrati spiccano il commercio, le costruzioni, i trasporti, il comparto turistico e le attività estrattive (cave, estrazione sabbia, produzione calcestruzzi). In quest’ultimo settore il rapporto tra aziende confiscate negli ultimi trent’anni e quelle registrate alla Camera di commercio è superiore al 30%, il più alto in Italia.

Da Vibo a Serra. Proseguendo sul territorio e soffermandosi a Vibo città si conferma “l’operatività delle famiglie dei Lo Bianco e, nella zona marina, dei Mantino-Tripodi, entrambe con proiezioni oltre regione”. Nell’hinterland vibonese si registra “la significativa presenza delle famiglie dei Petrolo, dei Patania e dei Bonavota, nei territori Maierato, Stefanaconi e Sant’Onofrio”. Le cosche satellite dei Mancuso risultano attive anche sul versante litoraneo: da Briatico a Tropea sono operative le famiglie Accorinti e La Rosa mentre nei Comuni di Pizzo e Francavilla Angitola la Dia registra la presenza della famiglia Fiumara. Nella zona delle Serre ed, in particolare, nei Comuni di Soriano, Sorianello e Gerocarne “risultano attivi il clan Loielo, verosimilmente in contrapposizione agli Emanuele”. Gli stessi risultano alleati, rispettivamente, dei Ciconte e degli Idà. Su Filadelfia si segnala, invece, la cosca Anello-Fruci mentre a Serra San Bruno insiste la famiglia Vallelonga, i cosiddetti “Viperari”, che “si espande tra le province di Vibo Valentia, Catanzaro e Reggio Calabria, sino al territorio di Guardavalle , in località Elce della Vecchia, zona di primaria influenza della famiglia Novella”. (mi.fa.)

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