Cronaca

Ricettazione di minicar rubate a Roma, condannato a 5 anni il palmese Carella

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In un primo momento, il commerciante di Palmi era stato accusato del reato di riciclaggio, poi derubricato in ricettazione

l collegio del Tribunale di Palmi, presieduto dal giudice Gianfranco Grillone, ha condannato nella giornata di ieri il palmese Giovanni Carella a 5 anni reclusione per ricettazione.

Dal riciclaggio alla ricettazione I fatti risalgono al biennio 2006-2008. Due anni dopo le forze di polizia stroncarono un traffico di quadricicli, le autovettura di piccole dimensioni che, rubate quasi tutti a Roma nel corso degli anni 2006, 2007 e 2008, sarebbero state rivendute nell’attività commerciale di Carella. In un primo momento, il commerciante di Palmi era stato accusato del reato di riciclaggio, poi derubricato in ricettazione perché, secondo la procura di Palmi che ha coordinato le indagini, non sarebbe stato lui a contraffare i quadricicli, ai quali dopo il furto venivano alterato i numeri di matricola del telaio e quelli delle carte di circolazione per renderli vendibili. Quindi, per gli inquirenti, non avrebbe concorso nella falsificazione, ma solo venduto consapevolmente le miniauto oggetto dei furti fuori regione.

Il pm e la difesa Il pm Rocco Cosentino aveva chiesto per Carella una condanna a 5 anni e otto mesi di reclusione. La difesa, invece, nel chiederne l’assoluzione, aveva sostenuto l’estraneità dell’imputato ai fatti che gli venivano contestati. Per il difensore, infatti, Carella non sarebbe stato a conoscenza della provenienza illecita dei quadricicli e della falsificazione dei numeri di telaio e dei libretti di circolazione. Per avere la certezza della provenienza illecita avrebbe dovuto compiere tutta una serie di controlli difficili da attuare.

La sentenza Una ricostruzione dei fatti, quella della difesa, che non ha convinto i tre giudici del collegio del Tribunale di Palmi che, dopo una camera di consiglio di tre ore, hanno deciso di condannare Giovanni Carella a 5 anni di reclusione. La difesa ha già annunciato che impugnerà la sentenza di primo grado in appello, non appena il Tribunale depositerà le motivazioni entro 90 giorni. Nel processo si erano costituiti parte civile Antonio Amante e Domenico Corica, difesi dagli avvocati Franco Collia e Raimondo Paparatti.