Cronaca

Processo al clan Bonavota di Sant’Onofrio, la Dda di Catanzaro chiede cinque ergastoli

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Invocate altre 4 condanne nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Conquista”  contro vertici e sodali del potente clan Vibonese. Ricostruiti dal pm De Bernardo due cruenti omicidi

di GABRIELLA PASSARIELLO

Una requisitoria fiume quella del pm Antonio De Bernardo per i nove imputati, giudicati con rito abbreviato,  coinvolti nel duplice blitz Antimafia “Conquista 1 e 2”, scattato nel dicembre del 2016 e a giugno 2017,contro vertici e sodali del clan dei Bonavota, cosca di ‘ndrangheta attiva a Sant’Onofrio e Maierato nel Vibonese. Il pubblico ministero davanti al gup del Tribunale di Catanzaro Barbara Saccà ha chiesto il carcere a vita per 5 imputati e condanne comprese tra i 5 e 2 anni di reclusione per gli altri quattro. In particolare ha invocato l’ergastolo per i fratelli Domenico Bonavota, (38 anni) di Sant’Onofrio; Pasquale Bonavota, (43 anni) di Sant’Onofrio; Nicola Bonavota, (41 anni) di Sant’Onofrio;  Francesco Fortuna, 37 anni di Sant’Onofrio e Onofrio Barbieri, 37 anni di Sant’Onofrio; mentre per Domenico Febbraro, (24 anni) di Sant’Onofrio , Vincenzino Fruci, (41 anni) di Curinga  e Giuseppe Lopreiato, (23 anni) di Sant’Onofrio ha chiesto 5 anni e 4 mesi ciascuno. Per  il collaboratore di giustizia  Francesco Michienzi, (37 anni) invocati 2 anni e otto mesi. Si ritornerà in aula il prossimo 16 febbraio quando inzieranno le arringhe difensive dei legali Giosuè Monaldo, Nicola Cantafora, Ermenegildo Massimo Scuteri, Salvatore Staiano, Sergio Rotundo, Tiziana Barillaro, Francesco Muzzopappa, Nicola D’Agostino, Giuseppe Spinelli e Vincenzo Gennaro.

 Le ipotesi di accusa. Ai vertici e affiliati del clan Bonavota, la Dda contesta una sfilza di reati che vanno, a vario titolo, dall’ associazione a delinquere di stampo mafioso, alla detenzione e porto d’armi comuni e da guerra, dalla ricettazione in concorso ai danneggiamenti ai danni di due aziende facenti parte del gruppo Callipo. In particolare l’intimidazione a colpi di arma da fuoco nel 2004 alla “Giacinto Callipo converse alimentari spa” e nell’aprile del 2016 al complesso residenziale “Popilia Country Resort”. Gli imputati  devono inoltre rispondere a vario titolo di due omicidi, quello di Raffaele Cracolici, alias “Lele Palermo”, freddato il 4 maggio 2004 a colpi di arma da fuoco a Pizzo Calabro, e quello di Domenico Di Leo, alias “Micu Catalanu”, ucciso a Sant’Onofrio in via Tre Croci il 12 luglio 2014.

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