Cronaca

Omicidio a Crotone, ucciso un 18enne a colpi di pistola. L’assassino: “Mi sentivo spiato”

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L’autore dell’omicidio, reo confesso, è stato interrogato per tutta la notte. Riteneva di essere al centro di un “complotto”, di essere “spiato” dai vicini di casa

Una tragedia immane, scaturita da una lite per futili motivi. La rabbia avrebbe messo in moto il vicino di casa 57enne del giovane Giuseppe Parretta, il giovane caduto ieri a Crotone sotto diversi colpi d’arma da fuoco, tre dei quali sarebbero andati a segno. Salvatore Gerace ha sparato con una pistola a tamburo nella casa in cui il ragazzo viveva con la madre e due fratelli più giovani. Poi si è barricato in casa e ha chiesto agli agenti della Volante di parlare solo con il magistrato. 

Indagini sul movente. Credeva che Giuseppe Parretta spiasse le sue attività illecite e per questo non ha esitato ad ucciderlo. E’ quanto ha dichiarato Salvatore Gerace, 56 anni, il pregiudicato che ieri pomeriggio ha ucciso a colpi di pistola Giuseppe Parretta, 18 anni, incensurato, al sostituto procuratore della Repubblica di Crotone Alfredo Manca che lo ha interrogato subito dopo il delitto. Salvatore Gerace, con numerosi precedenti per estorsione, spaccio di droga e rapina, ha spiegato al magistrato che si sentiva spiato, di aver notato movimenti che gli avevano dato la convinzione che fosse attenzionato dalla famiglia di Parretta che abita a pochi metri da casa sua. Una famiglia con la quale in realtà erano sorti dissidi già da alcuni tempi. Dissidi degenerati nel pomeriggio di ieri quando Gerace ha fatto irruzione nell’abitazione della famiglia Parretta. 

L’omicidio. Il grave fatto di sangue si è verificato poco prima delle 17 in una delle strade del centro storico di Crotone, dove sorge l’antico palazzo Lucifero. All’interno viene ospitata l’associazione Libere Donne, fondata qualche anno addietro proprio dalla madre del giovane ucciso, per combattere la violenza sulle donne e sostenere la parità di genere. Nel medesimo stabile abita Giuseppe Gerace, 57 anni, noto alle forze dell’ordine per reati di droga. Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo sarebbe entrato nella sede dell’associazione dove si trovava il ragazzo e al termine, forse, di una lite, avrebbe estratto la pistola e fatto fuoco. Nell’abitazione in quel momento c’erano la fidanzata di Giuseppe, la mamma, la sorella ed il fratello. Il ragazzo, probabilmente, ha cercato di fare da scudo ai familiari o di disarmare Gerace. L’assassino, dopo aver esploso 4 o 5 colpi, si è avvicinato a Giuseppe e gli ha sparato da vicino tre colpi, a spalla, fianco e petto. Quest’ultimo mortale. A ricostruire la dinamica del delitto sono stati gli investigatori della squadra mobile della Questura di Crotone che questa mattina hanno tenuto una conferenza stampa presieduta dal vicario del questore Antonio Ferrante e dal capo della squadra mobile Nicola Lelario. Dopo l’omicidio, Gerace si è barricato in casa, da dove pochi minuti dopo è stato portato via dagli agenti della Volante della Questura.  Inutili i soccorsi per il ragazzo.  Per lui non c’era più nulla da fare, come si capiva dalle strazianti urla della madre, dal pianto disperato e dalla corsa degli amici di Giuseppe. Sul posto, in via Ducarne, sono arrivati il magistrato titolare delle indagini, Alfredo Manca e gli agenti della polizia scientifica per i rilievi.

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