Cronaca

Peculato e falso, sequestro di beni per un dipendente pubblico “infedele”

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Si sarebbe appropriato illecitamente di risorse pubbliche sfruttando alcuni incarichi rivestiti nel corso del tempo

La guardia di finanza di Sibari ha dato esecuzione ad un nuovo decreto di sequestro di una somma di poco superiore ai 35.000 euro emesso dal Tribunale di Castrovillari su richiesta di questa Procura della Repubblica, nei confronti di V.A. di anni 66, in qualità di dipendente pubblico del Comune di San Lorenzo Bellizzi, in provincia di Cosenza.

La denuncia. L’ordinanza è il risultato della prosecuzione di una complessa attività d’indagine espletata dalle Fiamme Gialle del Gruppo Sibari, su delega di questa Procura della Repubblica, che si è conclusa con la denuncia a piede libero del funzionario pubblico, in quiescenza dal mese di novembre per i reati di peculato, falsità in atti e truffa. Il dipendente, sfruttando gli incarichi rivestiti si è appropriato illecitamente di  14.541,11 euro presso il Comune di Trebisacce e di 35.278,46 euro presso il Comune di San Lorenzo Bellizzi. Il dipendente pubblico “infedele” già nel recente mese di giugno è stato destinatario della misura cautelare interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio cui sono seguiti sequestri di beni fino alla concorrenza di 14.541,11 euro, sottratti alle casse del Comune di Trebisacce.

La busta paga. Le iniziali indagini svolte – infatti – hanno evidenziato che il funzionario, sfruttando la sua carica di responsabile dell’ufficio Ragioneria presso il Comune di Trebisacce, dopo aver contratto dei finanziamenti personali con Istituti di credito operava solo formalmente la decurtazione sulla propria busta paga della ritenuta mensile del quinto della retribuzione. Analoga attività illecita è risultata effettuata dal funzionario infedele nel Comune di San Lorenzo Bellizzi ove, mediante appositi aggiustamenti e quadrature dei conti, ha sottratto più di 35.278,46 euro alle casse dell’Ente, per pagare, tra l’altro, un finanziamento contratto con una società finanziaria a fronte della cessione del quinto dello stipendio.

L’accusa. Il dipendente “infedele”, in questo caso, ha posto in essere un articolato artifizio contabile che, sfuggito all’esame generale dei conti da parte degli organi di controllo interni, non ha destato il benché minimo sospetto di irregolarità. Al contrario, la ricostruzione operata dalla guardia di finanza, mediante l’esame di ogni singola movimentazione di somme tra i vari capitoli di spesa, ha permesso di evidenziare e quantificare i reali ammanchi di cassa, consentendo la pronta applicazione del provvedimento di sequestro anche per equivalente, della somma di  35.278,46 euro, tra beni immobili e saldi attivi di conti correnti bancari. 

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