Cultura & Spettacolo

Natuzza e quell’incontro con i detenuti nella casa circondariale di Vibo

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Nel dicembre del 2005, in clima natalizio, la mistica di Paravati visitò i detenuti reclusi nell’istituto penitenziario vibonese. Il racconto di Vincenzo Varone

La vita di Mamma Natuzza è stata costellata di incontri, di preghiere, di conversioni che hanno avuto per protagonisti tanti cercatori di Dio e di grandi gesti soprattutto nei confronti degli ultimi e dei sofferenti. Quella che vi stiamo per raccontare è la visita che la mistica volle fare ai detenuti della casa circondariale di Vibo Valentia. Una visita compiuta nel segno della carità e dell’accoglienza nei confronti di chi ha sbagliato e che nella vita deve sempre avere una seconda possibilità.

Quel Natale del 2005. Diciamo subito che l’incontro con i detenuti avvenne in un clima quasi natalizio, con gli alberi di Natale già addobbati e le luminarie già in bella mostra, il tre dicembre del 2005. Ad accogliere Natuzza Evolo nella casa circondariale fu l‘allora direttrice Rachele Catalano e i componenti del corpo di polizia addetti alla sicurezza interna nonché alcuni docenti impegnati nello svolgimento di alcuni corsi professionali a favore dei detenuti. Dagli appunti di quel periodo leggiamo che Fortunata Evolo quel giorno volle stare accanto per qualche minuto, uno per uno, a tutti i detenuti e che la visita durò dalle 8,30 alle 12. Gli incontri, preceduti dagli auguri formulati a tutto il personale della struttura, avvennero nella sala polifunzionale del carcere, dove si svolgono gli spettacoli teatrali e musicali, in un clima diverso dal solito, segnato dalla fede e dalla grazia di Dio, pronta ad arrivare dove regnano le privazioni, la solitudine e l’abbandono. E Mamma Natuzza quel giorno, con il suo sorriso, per i detenuti compresi quelli dei reparti protetti che andò a trovare per un abbraccio carico di amore e perdono, portò in quel carcere il sapore della speranza.

Lettera ai detenuti. “Figli cari – si legge nella lettera che quel tre dicembre la mistica consegnò ai detenuti insieme ad un libro e ad una immagine del Cuore immacolato di Maria Rifugio delle Anime – non vivete nelle tenebre, cercate di vivere nella Luce. Dietro le sbarre vi state guadagnando il purgatorio. Con tutti i vostri errori Gesù vi ama tanto e vi vuole bene. Quando sarete a casa con le vostre famiglie, che vi mancano tanto, cercate di non lasciarvi tentare dal demonio. Cercate di vivere una vita serena. Cercatelo a Gesù. Lui vi da tanta forza, pace e serenità. Io vi sarò vicina con le mie povere preghiere e vi voglio bene”. Parole che ancora oggi fanno riflettere, suscitando commozione. Ed i detenuti risposero con dei versi in dialetto. In uno di questo, che riportiamo testualmente, si legge: “O mamma grazi picchì’ m’inzignasti cà senza i Dio nessunu po fa nenti, di Cristu puru tu ti di rallegrasti, Gesù e resuscitatu veramenti!”

Dodici anni dopo. Da allora sono passati più di oltre dieci anni. Natuzza, che è venuta mancare nel giorno di tutti i Santi del 2009, riposa nella cappella della Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime e veglia dal Cielo soprattutto sull’umanità ferita. Per quanto riguarda, invece, i detenuti di quell’incontro molti di loro hanno sicuramente finito di pagare il conto con la giustizia e con la società, mentre altri sono ancora dietro le sbarre. Di loro non conosciamo il percorso compiuto in tutti questi anni e quali mutamenti ha subito la loro vita. Ma di una cosa siamo più che certi: quel giorno ogni carcerato ha ricevuto un segno di affetto e di calore. Di quelli che arrivano quando il buio sembra avvolgere tutto e tutti.

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