Cronaca

Omicidio Scarfone, il maresciallo dell’Arma parla del possibile movente

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Il delitto avvenuto il 14 agosto 2016 a Rosarno. Imputati i parenti della vittima che lo avrebbero ucciso per i maltrattamenti alla madre

Udienza importante nel processo sull’omicidio di Antonio Scarfone, avvenuto il 14 agosto 2016 a Rosarno. Alla sbarra, nel processo in ordinario davanti alla Corte d’assise di Palmi ci sono i coniugi Vittoria Scarfone e Vincenzo Timpani, sorella e cognato della vittima. 

Il possibile movente Il presunto maltrattamento della madre malata potrebbe essere stato l’ultimo atto di un rapporto ormai deteriorato e che avrebbe portato all’omicidio di Antonio Scarfone, da parte dei suoi familiari. Rapporto fondato ormai, su dissidi quotidiani ed esacerbati da anni di litigi e rancori.

Il testimone Davanti alla Corte d’assise di Palmi è stato sentito l’investigatore dell’Arma, l’appuntato Francesco Vacchiè, inviato dalla tenenza dei carabinieri di Rosarno per rispondere alla denuncia di Francesca Timpano, sull’abbandono della nonna da parte di Antonio Scarfone, figlio dell’anziana, il pomeriggio dell’omicidio. Questo potrebbe essere l’elemento scatenante che, secondo la procura di Palmi, avrebbero spinto i quattro imputati a premeditare l’uccisione di Antonio Scarfone.

L’informativa Nella sua testimonianza, il carabinieri ha relazionato sulla sua informativa, nella quale venivano appurate le possibili percosse subite dall’anziana e il ritrovamento in un armadio di casa di un topicida, segno dello stato di degrado in cui sarebbe stata costretta a vivere la donna. L’avvocato Adele Manno, che difende entrambi gli imputati, ha ottenuto l’acquisizione da parte della Corte del certificato medico stilato dal dottore Spitale nel quale si dava atto delle «condizioni mediocri» dell’anziana. Un quadro, quindi, che porterebbe a identificare il movente dell’omicidio nelle presunte angherie a cui Scarfone avrebbe sottoposto la madre.

Il Riesame Un quadro che, per gli inquirenti, avrebbe portato i familiari della vittima a premeditare l’omicidio. Contro l’ordinanza, l’avvocato Manno è ricorso prima al Tdl e poi in Cassazione. I giudici di piazzale Clodio hanno accolto in parte le argomentazioni della difesa annullando con rinvio in merito alle aggravanti dei motivi futili e abietti e anche sulle esigenze cautelari. Giovedì prossimo la nuova udienza davanti al Riesame di Reggio che potrebbe scarcerare i due imputati.

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