Cronaca

Uccisione migrante alla tendopoli di San Ferdinando, militare rinviato a giudizio

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Il processo per il carabiniere accusato di eccesso colposo di legittima difesa è stato fissato per il 2 maggio prossimo davanti al Tribunale di Palmi

Dovrà affrontare il processo Antonio Catalano, il carabiniere che ha sparato uccidendo il giovane maliano Sekine Traore nella tendopoli di San Ferdinando, l’8 giugno dello scorso anno. La decisione è stata presa dal gup di Palmi Barbara Borelli, che ha accolto la richiesta del pm Rocco Cosentino. Il processo per il carabiniere, difeso dall’avvocato Eugenio Vagni, è stato fissato per il 2 maggio prossimo. Il militare è accusato di eccesso colposo di legittima difesa.

L’intervento Secondo la prima ricostruzione dei fatti, i carabinieri erano stati chiamati intorno alle 9.30 per sedare una rissa scoppiata all’interno della tendopoli. Traore già in mattinata avrebbe ferito con un coltello da cucina un altro migrante dopo un banale litigio scoppiato per una sigaretta. Subito dopo avrebbe aggredito un altro ragazzo che vive nella baraccopoli, tentando di rapinarlo del borsello che conteneva circa 250 euro. Preoccupati per le condizioni del loro compagno, forse ubriaco e molto nervoso, gli immigrati avrebbero chiamato le forze di polizia per un intervento. L’arrivo dei sei carabinieri, però, non avrebbe fatto altro che innervosire ancora di più Sekine Traore che sarebbe fuggito rinchiudendosi nella baracca dove viveva.

La difesa dell’Arma Nella versione fornita dal Comando provinciale dei carabinieri subito dopo i fatti, i militari avrebbero tentato «di parlare con il cittadino maliano, rassicurandolo e cercando di riportarlo alla calma; quest’ultimo tuttavia, in evidente stato alterazione psicofisica, continuava a brandire il coltello…». Ogni tentativo sarebbe risultato però vano tanto che Traore, «dopo aver lanciato pietre ed altri oggetti, si avventava nuovamente – sostengono i carabinieri – contro gli stessi colpendo con un fendente al volto, all’altezza dell’occhio destro, uno dei militari intervenuti». Il migrante sarebbe stato allontanato ancora una volta, «ma nonostante questo ennesimo tentativo di evitare lo scontro fisico, questi – è la versione dell’Arma – si scagliava ancora una volta contro il militare precedentemente ferito al viso che reagiva all’aggressione con un colpo della pistola d’ordinanza, che nella concitazione degli eventi attingeva il Traore all’addome». I carabinieri feriti erano stati curati all’ospedale di Gioia Tauro, mentre Traore era stato trasportato d’urgenza a Polistena dove però moriva dopo qualche ora. Il procuratore capo di Palmi Ottavio Sferlazza nelle ore successive all’accaduta tendeva a appoggiare l’ipotesi della legittima difesa.

Le altre versioni Diversa le versioni fornite dai migranti che hanno assistito all’intervento dei carabinieri. Secondo alcuni Traore non si sarebbe scagliato contro i carabinieri, ma avrebbe lanciato un oggetto metallico che ha colpito il militare al volto. Per altri, invece, Traore avrebbe brandito il coltello, ma solo da lontano. Altri, ancora, che la colluttazione sarebbe avvenuta quando i carabinieri avevano tentato di avvicinarsi.
Dal 2 maggio prossimo, sarà compito dei giudici del collegio del Tribunale di Palmi stabilire come siano andati realmente i fatti.

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