Politica

Reddito di inclusione, dal giubilo nel Pd alla gente disperata: “187 euro, elemosina elettorale”

Il circolo cittadino del Pd e il sindaco di Serra illustrano ai cittadini la nuova misura pensata per contrastare la povertà. Ma la gente racconta un’altra storia fatta di povertà e miseria

Il Pd “contrasta” la povertà. E gli annunci sono partiti già con tanto di megafoni e inviti. Si chiama Reddito di inclusione ma per molti si legge “presa per i fondelli” o meglio campagna elettorale. Perché se sei povero, senza lavoro, con un figlio disabile o addirittura in stato di gravidanza c’è chi si chiede cosa sarà possibile fare con “187 euro”. Certo, un contributo, che in tempo di crisi forse sarà anche la mezza-soluzione, ma poi restano le storie, quelle di vita, quelle di chi quotidianamente fa i conti con la miseria. Di chi combatte per sopravvivere, perché di vivere c’è chi ha perso la speranza da tempo.

Vibonese. Non ha atteso il Pd vibonese ad annunciare il via libera al Reddito di inclusione per cui dall’1 dicembre sarà possibile presentare domanda presso i Comuni. In tal senso, il segretario del Circolo Pd Vibo Valentia, Francesco Pacilè, comunica che “il prossimo venerdì, dalle ore 18 alle ore 20, la sede del Partito democratico (via Argentaria, 5) sarà aperta per un libero confronto tra iscritti e simpatizzanti. In tale occasione inoltre – spiega Pacilè – in collaborazione con il gruppo consiliare del Pd, verrà fornita consulenza gratuita a tutti coloro che vorranno presentare la domanda per il Reddito di inclusione”.
Serra. E a dare notizia della misura di contrasto alla povertà voluta dal Governo anche l’amministrazione comunale di Serra San Bruno, guidata dal sindaco Luigi Tassone. Dal Comune, “recependo le linee guida dettate dal governo Gentiloni”, rendono noto che a “partire dal 1° dicembre, presso l’ufficio Politiche sociali del Comune, verranno espletate le domande relative al Rei (Reddito di inclusione), la misura unica nazionale di contrasto alla povertà. Si tratta di un sostegno economico accompagnato da servizi personalizzati per l’inclusione sociale e lavorativa”.

Il beneficio. Da Serra, quindi, spiegano anche come “il beneficio in denaro – destinato, tra gli altri, alle famiglie con figli minori o disabili, donne in stato di gravidanza a 4 mesi dalla data presunta del parto e over 55 disoccupati – parte da un minimo di 187,50 euro per una sola persona fino al massimo di 485,40 euro mensili per famiglie composte da 5 o più persone”. Il Rei, proseguono, “si compone di due parti: la prima è costituita da un beneficio economico, erogato mensilmente attraverso una carta di pagamento elettronica (Carta Rei); mentre l’altra riguarda un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa, volto al superamento delle condizioni di povertà. Il beneficio è concesso per un periodo massimo di 18 mesi, trascorsi i quali non potrà più essere rinnovato se non sono trascorsi almeno 6 mesi”. Il progetto viene predisposto con la regia dei servizi sociali del Comune, che operano in rete con gli altri servizi territoriali (Centri per l’impiego, Asl, scuole, ecc.), nonché con soggetti privati attivi nell’ambito degli interventi di contrasto alla povertà, con particolare riferimento agli enti no profit. La misura coinvolge tutti i componenti del nucleo familiare e prevede l’identificazione degli obiettivi che si intendono raggiungere, dei sostegni di cui il nucleo necessita, degli impegni da parte dei componenti della famiglia stessa a svolgere specifiche attività (es. attivazione lavorativa, frequenza scolastica, tutela della salute, ecc.). Il progetto, inoltre, è definito sulla base di una valutazione globale delle problematiche e dei bisogni da parte dei servizi, insieme al nucleo”. Per info, infine, fanno sapere che è possibile consultare la home page del sito ufficiale del Comune di Serra San Bruno (www.comune.serrasanbruno.vv.it) o, in alternativa, basterà recarsi direttamente in Municipio, presso l’ufficio Politiche sociali.

Le storie. Ma proprio nel giorno in cui il Rei inizia a prendere forma c’è chi ha deciso di bussare alle porte della redazione. Una storia, come tante. Una storia raccontata con lo sguardo rivolto a terra. Perché capita che qualcuno giunto a metà della sua vita, non abbia i soldi per mangiare. Ha lavorato, ma ha perso il lavoro prima che potesse arrivare ad una pensione. L’unico diritto che ha è una pensione sociale di neanche 500 euro e il volto rigato da una vita di sacrifici. Solo, senza più nessuno. Chiede informazioni su “questo reddito”, chiede se ne ha diritto. Chissà, e chissà se con 187 euro riuscirà a comprare quelle medicine che questa mattina non si è potuto permettere. “Questo mese – spiega – ho avuto più spese, pago 250 euro di affitto, ci sono state le bollette e non mi è rimasto niente”. Ma la sua storia non è l’unica, non nel Vibonese dove in 10 anni sono sfumati 10mila posti di lavoro. Famiglie ridotte in povertà. Giovani che non riescono a trovare una via d’uscita finiti nel tritacarne del precariato che non dà futuro e mantiene sotto ricatto intere generazioni. Poi, ci sono quelli meno giovani che a 50 anni si sono trovati senza un lavoro e senza alternative. Passati dalle speranze degli ammortizzatori sociali ai tirocini. Attendono di essere reinseriti nel mondo del lavoro. Utopia, forse la loro. Tra loro una giovane madre sola, anche lei si chiede se ne avrà diritto a questo reddito di inclusione. “Inclusione di che” si domanda. Un po’ di ironia per velare la malinconia. Poi, racconta la sua storia, si domanda come farà. “Non trovo un lavoro, avevo sperato di trovarne uno attraverso le misure delle politiche attive, considerato che erano pensate per reimmettere nel circuito i disoccupati, ma ho atteso invano. Ho vinto anche un concorso nella scuola ma non sono stata chiamata. Oggi non ho più nulla e sono con una bambina, gli aiuti sono sempre ben accetti. Ma questo è peggio di una questua, e mi viene il dubbio che ad averne diritto saranno solo evasori e imbroglioni. E la povera gente intanto morirà di fame. Ci hanno ridotto in questo stato, questo Paese la politica se lo è mangiato e a pagare sono solo i deboli oggi più che mai sotto ricatto”. Storie di vita. Dove l’inclusione passa dalla quotidianità. Quella con cui fanno i conti. Giorno dopo giorno. Che ci siano elezioni o meno, che ci sia il sole o la pioggia. 

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