Cronaca

Narcotraffico al porto di Gioia Tauro, 134 anni di carcere al gruppo Brandimarte

gdf-porto-di-gioia-tauro-container.jpg

Solo piccoli sconti di pena, per il resto reggono in appello le accuse contro i 16 imputati di “Puerto liberdado”. Unico assolto Davide Gentile

La Corte d’appello di Reggio Calabria, nella tarda serata di ieri ha inferto quasi 134 anni di carcere a 16 imputati finiti nel processo “Puerto liberado”. Tutti sono accusati di narcotraffico, legati a una organizzazione guidata dalla famiglia Brandimarte di Gioia Tauro. I giudici di piazza Castello hanno assolto Davide Gentile (difeso dagli avvocati Guido Contestabile e Nico D’Ascola), così come richiesto dal pg Giulia Pantano, condannato a 10 anni di reclusione in primo grado.

BRANDIMARTE GIUSEPPE

Giuseppe “Nuccio” Brandimarte

Le condanne In riforma della sentenza di primo grado emessa dal gup di Reggio Calabria, facendo cadere l’aggravante della transnazionalità, la Corte d’appello ha condannato Alfonso Brandimarte a 19 anni e due mesi di carcere e a 18 e dieci mesi a suo fratello Giuseppe Brandimarte detto “Nuccio”. La Corte ha inferto 10 anni e otto mesi di reclusione a Mario Ietto, e 10 anni e quattro mesi agli imputati Vincenzo Crisafi e Antonio Calabrò; 10 anni e un mese a Vinicio Cambrea e 10 a Antonio Campanella, 9 anni a Giampietro Sgambetterra; 8 anni e nove mesi a Francesco Siviglia, 6 anni e nove mesi a Rocco Gagliostro, e 6 anni e mezzo al collaboratore di giustizia Antonio Femia. I giudici di piazza Castello hanno condannato, inoltre, Antonio Staiti, Giuseppe Galluccio e Vincenzo Caratozzolo a 5 anni e otto mesi di carcere, Francesco Nirta a 4 anni, 1 anno a Vincenzo Trimarchi, in continuazione con la condanna già inferta in un altro procedimento. 

L’operazione I primi arresti dell’operazione sono stati effettuati nel luglio del 2014. Secondo l’accusa le persone finite nell’inchiesta della Dda avrebbero importato grossi quantitativi di droga dal Sud America per rivenderla in tutta Europa. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno scoperto l’esistenza di un gruppo di dipendenti del porto di Gioia che, sotto le direttive dei Brandimarte, riusciva a eludere i controlli di polizia e a garantire l’uscita dal porto dei carichi di cocaina.