Cronaca

Canalone dei veleni nell’area portuale, iniziato il processo al Tribunale di Palmi

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L’unico imputato è il presidente del consiglio d’amministrazione della società “Coopmar” accusa di avere svernato in mare sostanze inquinanti

È iniziato nella giornata di ieri, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Palmi, il processo sul “canalone dei veleni” dell’area portuale di San Ferdinando. Imputato nel procedimento è Oreste Tarantino, in qualità di presidente del consiglio d’amministrazione e legale rappresentante dell’azienda Coopmar. Nel corso dell’udienza è stata accolta la richiesta di costituzione di parte civile del comune di Gioia Tauro (rappresentato dall’avvocato Domenica Musitano) e fissata, per il 3 aprile del prossimo anno, la seduta per iniziare a sentire i primi testimoni citati dal pubblico ministero.

L’accusa Tarantino è accusato di avere creato in un’area demaniale una discarica non autorizzata di rifiuti pericolosi e non pericolosi derivanti dagli scarti della manutenzione dei veicoli. In particolare, in un’area adibita a capannone industriale avrebbe sversato e smaltito oli minerali lungo la pavimentazione, nello stesso tempo, avrebbe abbandonato diversi pezzi meccanici, carcasse di mezzi, oli esausti, scarti industriali e fanghi contenenti anche alte quantità di idrocarburi creando una discarica non autorizzata. «Rifiuti che raccoglieva – si legge nel capo di imputazione – negli spazi adibiti a officina meccanica…e poi smaltiva in un numero indeterminato di volte, attraverso lo sversamento all’interno del tombino per lo scolo delle acque piovane…che a sua volta scaricava nel canale…di collegamento con il cd. “Canalone”…e l’arenile di San Ferdinando/porto di Gioia Tauro».

La vicenda Il caso del famigerato “canalone dei veleni” era stato sollevato da alcuni cittadini di San Ferdinando che si erano accorti di quello strano sversamento in mare di sostanze non meglio identificate facendo scattare l’allarme. Quegli stessi cittadini costituirono il “Comitato 7 agosto”, dalla data della scoperta dello sversamento in mare. Dopo settimane di polemiche sulla competenze nell’area dove ricadeva il canalone, le autorità aprirono un’indagine affidata ai carabinieri del Nucleo operativo ecologico, ai colleghi di San Ferdinando e alla Capitaneria di porto di Gioia Tauro. A conclusione di un lungo controllo si era arrivati al sequestro di alcuni capannoni e di parte degli impianti della Coopmar, società che opera nello scalo portuale e che gestisce servizi che riguardano la movimentazione di merci e l’imbarco e lo sbarco di container.

L’informativa I carabinieri e il personale della Capitaneria di porto avevano proceduto al sequestro preventivo dell’intera area ricadente nella concessione data alla società Coopmar, mentre una informativa era stata inoltrata nella stessa giornata alla Procura di Palmi che aveva fatto scattare l’incriminazione nei confronti di Tarantino. Le violazioni contestate riguardano, come visto, l’illecito smaltimento di rifiuti e il deposito incontrollato di rifiuti. Un’accusa che Tarantino ha contestato con forza nei giorni successivi ai controlli e al sequestro operato dalle forze di polizia. 

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