Cronaca

Clan Santaiti di Seminara, divergenze tra gip e Tdl su 24 arresti per mafia

reggio-calabria-panorama-il-cedir.jpg

Il gip rigetta la richiesta della procura antimafia. La Dda  ricorre al Tdl che le dà ragione. Alla Cassazione l’ultima parola sui 24 arresti

L’ufficio del gip di Reggio Calabria non aveva accolto la richiesta di arresto, per il Tdl invece ci sono gli estremi per emettere un’ordinanza di custodia cautelare. E’ quanto successo negli scorsi giorni in riferimento a una indagine della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria che riguarda il clan Santaiti di Seminara.

La vicenda La procura distrettuale ha chiesto al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria l’arresto di 24 persone, accusate a vario titolo di associazione mafiosa e una serie di altri reati. Il gip, però, ha rigettato la richiesta. La Dda, però, ha impugnato quel provvedimento davanti al Tdl di Reggio Calabria che ha dato ragione alla procura. Peri giudici del Riesame, infatti, ci sono elementi per spiccare un’ordinanza nei confronti dei 24 indagati. In attesa della notifica della decisione, i legali preparano ricorso in Cassazione, per evitare che i loro assistiti finiscano in galera. In caso di rigetto dei giudici di piazzale Clodio, comunque, scatterebbero gli arresti.

L’accusa Secondo quanto si legge nel capo di imputazione, l’antimafia contesta a vario titolo agli indagati «di conseguire vantaggi patrimoniali dalle attività economiche che si svolgevano nel territorio, o attraverso la partecipazione alle stesse, ovvero con la riscossione di somme di denaro a titolo di compendio estorsivo». Per la Dda la cosca Santaiti, in particolare, sarebbe stata «legittimata – in virtù di accordi stipulati con altre importanti associazioni mafiose calabresi – a ricevere una quota dei proventi dei lavori di ammodernamento della A3 eseguiti sul quinto macrolotto (compreso fra lo svincolo di Gioia Tauro e quello di Scilla), nella zona di Seminara; somma pari al 3% del capitolato d’appalto, che il Contraente Generale (Consorzio Scilla, formato da Impregilo S.p.a. e Condotte S.p.a.) versava, quale corrispettivo della c.d. “sicurezza sui cantieri”, ad un rappresentante della ‘ndrangheta, il quale a sua volta provvedeva a ripartire le quote ai vari rappresentanti delle ‘ndrine legittimate a partecipare alla spartizione».