Cronaca

Il pedofilo vibonese adescava minori anche a Catanzaro, ci sono altre cinque vittime

violenza-sessuale-su-minore.jpg

L’ottantenne Antonio Columbro si trova da due anni nel carcere di Vibo, ora la notifica delle indagini chiuse dalla Procura di Catanzaro

Sarebbe stato un “orco” itinerante tra le varie province della Calabria. Arrestato due anni fa e, ancora oggi, nel carcere di Vibo Valentia nel settore dei reati di materia sessuale. Su di lui, però, le indagini non sono ancora chiuse e le Procure della Calabria sono, infatti, impegnate a ricostruire le tappe della sua orrida violenza contro i minori, di cui avrebbe abusato senza scrupoli per anni. Antonio Columbro, 80enne del Vibonese, infatti, tra marzo e maggio 2015, avrebbe adescato altre cinque vittime – si tratta di adolescenti tra i 13 e i 17 anni – e come nei casi per cui sta scontando la pena, li avrebbe convinti a seguirlo dietro la promessa di soldi, ricariche telefoniche, ma anche solo bibite e merende. La Procura di Catanzaro ha chiuso dunque le indagini sulla violenza subita da altri cinque minori a Lido.

Gli episodi. Questo l’inquietante spaccato ricostruito nell’avviso di conclusione indagini, emesso dal sostituto procuratore di Catanzaro Debora Rizzo, a carico del pedofilo sul quale dagli anni ’90 si susseguono denunce. Nei suoi confronti, però, solo nel 2015 – nonostante i tanti procedimenti a suo carico che non lo avevano però fatto desistere dal suo insano comportamento – era scattato l’arresto, quando i carabinieri della Compagnia di Pizzo Calabro hanno fermato così quell’orco che anche nel catanzarese aveva lasciato le sue inermi vittime.

La notifica. Nei giorni scorsi la notifica del provvedimento, per cui adesso i suoi legali avranno 20 giorni di tempo per difendersi. L’uomo deve rispondere di violenza sessuale su minore. Anche in questo caso, non sarebbe cambiato il copione dell’80enne che avrebbe prima fotografato i bambini a mare e poi li avrebbe avvicinati invitandoli a seguito nella pineta di Giovino o di Roccelletta. La “moneta” di scambio erano sempre le ricariche e le merendine; così una volta che i ragazzi seguivano l’uomo, questo avrebbe abusato della loro fiducia, con abbracci insistenti, palpeggiamenti nelle parti intime. Una violenza che è impressa nelle carte e nei racconti delle vittime innocenti, a cui certamente la giustizia ora prova a dare una risposta, che non potrà mai curare le ferite che lasceranno per sempre il segno.

 

Più informazioni