Cultura & Spettacolo

Via libera del Vaticano alla commissione di studio per la beatificazione di Natuzza

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Il suo compito sarà quello di esaminare i vari fenomeni della mistica con le stimmate morta in odore di santità il primo novembre del 2009

Dal Vaticano è giunto il via libera alla Commissione di teologi dell’istituto San Pio X di Catanzaro, proposta dal vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea monsignor Luigi Renzo che dovrà esaminare i vari fenomeni di Natuzza Evolo, la mistica con le stimmate morta in odore di santità il primo novembre del 2009 . Una fase di studio destinata ad aprire la strada al processo di beatificazione

Natuzza Evolo

Natuzza Evolo

“Verme di terra”. In questo capitolo che vi proponiamo, ripreso dal libro di Vincenzo Varone “Sotto il Cielo di Paravati”(adhoc edizioni) alcuni aspetti del percorso umano e spirituale, costantemente al servizio della fede, degli umili e dei sofferenti, di Mamma Natuzza, che con umiltà si è sempre definita “un verme di terra”
“Un giorno la piccola Natuzza – ci racconta in uno dei suoi dieci volumi dedicati alla Messaggera della Madonna, Valerio Marinelli, ingegnere nucleare e docente universitario che ha raccolto negli anni montagne di preziose testimonianze, salvate dall’oblio – mentre la mamma era fuori e lei era sola in casa si presentò alla porta un monaco di alta statura e dagli occhi luminosi. “Noi siamo poveri, non abbiamo neppure il pane, gli disse la bambina, facendogli vedere la cassa vuota. Il monaco le sorrise dicendogli di essere San Francesco di Paola, al quale Natuzza chiese un grazia che fu subito ottenuta”. Fortunata Evolo diventerà poi la protagonista umile e silenziosa di un’esistenza tutta vissuta per dare conforto ai sofferenti e agli ultimi e con una serie di doni come le emografie, la bilocazione, la preveggenza e i contatti con il mondo dell’aldilà e, in particolare, con Padre Pio di Pietralcina.

I primi fenomeni si manifestarono negli anni Trenta quando la ragazza, su segnalazione di un massaro del posto, sempre pronto ad aiutare gli altri, di nome Vincenzo Cirianni, lasciò la casa materna per andare a servizio a Mileto, presso la famiglia dell’avvocato Silvio Colloca e in particolare della signora Alba,di cui io ricordo la loro riservatezza. La piccola Natuzza in compenso avrebbe avuto vitto e alloggio più una modesta retribuzione per dare una mano ai suoi familiari. Ed è proprio qui a Mileto, bella e fatale, città dai mille sapori antichi che fu capitale normanna sotto il Conte Ruggero detto “il Bosso”, luogo mitico che ha visto il passaggio di papi e condottieri, tra cui Riccardo Cuor di Leone, re d’Inghilterra che si fermò proprio da queste parti nel lontanissimo 1192 quando si recò per le crociate in terra santa, che Natuzza ebbe le prime visioni della Madonna, di Gesù, degli Angeli custodi e dei defunti. Ma il fenomeno più studiato e più raccontato dell’ esistenza della Messaggera della Madonna è senza alcun dubbio quello legato alla settimana santa, il periodo in cui per tanti anni ha rivissuto sul proprio corpo la passione del Signore, dalla crocifissione alla salita al calvario.

Le stimmate. Nei giorni che precedevano la Pasqua, Fortunata cadeva, infatti, a più riprese in uno stato di estasi e le stimmate si trasformavano a contatto con bende e fazzoletti in testi di preghiere in lingue diverse, ostie, ostensori, corone di spine e cuori. Solo nell’ultimo anno di vita sul suo corpo non si sono aperte le ferite e le sofferenze sono state meno dolorose degli anni precedenti. Molti hanno interpretato tutto ciò come un segno della sua morte, ormai, imminente. Per anni medici, tra cui suo figlio Franco, scienziati e uomini di chiesa hanno trascorso il giorno più critico, ovvero il venerdì santo, accanto alla mistica per tentare di alleviare le sue sofferenze, ma anche per tentare di comprendere il mistero di una vita straordinaria vissuta sotto il segno dell’umiltà, della carità e della fede. Nessuno da questa parti ha mai dimenticato il clima composto di attesa che si respirava intorno alla casa di via Nazionale in quelle ore di martirio ed io, personalmente, anche le continue insistenze di qualche collega giornalista che voleva essere testimone di quel mistero. Così come non ho mai scordato gli occhi lucidi e il volto scavato di un giovane dagli abiti consunti e con una barba lunga quasi dimenticata lasciata crescere a suo piacimento che un venerdì santo di circa trent’anni fa sostò in preghiera nei pressi dell’abitazione di Natuzza fino a tarda sera per poi riprendere il cammino a piedi, con il suo zaino di colore verde chiaro, verso chissà quale nuova destinazione. Io lo guardai, mentre si allontanava, con una punta di invidia per quella sua piena libertà immune dal frastuono e dalle chiacchiere inutili di ogni giorno.

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