Cronaca

‘Ndrangheta a Roma, chiesti oltre 250 anni di carcere per i narcos calabresi

aula_di_giustizia-jpg.jpg

Secondo la Direzione distrettuale antimafia cinque dei ventidue imputati (una sola richiesta di assoluzione) avrebbero importato droga dal Sudamerica nella Capitale via Spagna

Oltre due secoli e mezzo di reclusione. E’ quanto ha chiesto il pm Francesco Minisci al termine della sua requisitoria nell’ambito del processo romano contro un presunto gruppo di narcos che avrebbe importato dal Sudamerica, via Spagna, centinaia di chilogrammi di sostanza stupefacente da immettere nel territorio italiano.

Le richieste. Per cinque dei ventidue imputati (per uno è stata chiesta l’assoluzione) le condanne richieste sono aumentate per il sollecitato riconoscimento dell’aggravante della metodologia mafiosa. Secondo la procura, infatti, i cinque – Andrea Gusinu, Mario Longo, Salvatore Manca, Giovanni Pizzata e Massimiliano Sestito (per loro chieste condanne comprese tra i 30 e i 16 anni di reclusione) – si sarebbero associati al fine di agevolare l’attività della ‘ndrangheta.

“Codice di San Luca”. Il processo nasce come “costola” dell’inchiesta denominata “Codice di San Luca”, dal nome del testo che, una volta decriptato, fece emergere contenuti e procedure che regolano il rito di affiliazione all’organizzazione. Lo specifico delle accuse per le quali a metà del prossimo mese dovrebbe arrivare la sentenza – contestate a vario titolo e a seconda le specifiche posizioni processuali – sono quelle di aver organizzato un gruppo allo scopo di importare dal Sudamerica sostanza stupefacente, poi “piazzata” sul territorio italiano. Tra le imputazioni, anche lesioni personali (anche con l’utilizzo di armi) compiute in alcuni casi per recuperare prestiti di denaro concessi a tassi usurari.

Più informazioni