Cronaca

Arsenale nel cimitero di Sinopoli, investigatori informati da pentito

1450808748589-jpg-scovato_un_arsenale_nel_cimitero_.jpg

C’è un pentito dietro il maxi sequestro di armi compiuto al cimitero di Sinopoli nel dicembre del 2015. Il particolare è emerso grazie ai nuovi atti acquisiti, su richiesta della Dda di Reggio Calabria, dalla Corte d’assise di Palmi davanti alla quale si sta celebrando il nel processo “Atlantide”. In quelle carte, però, c’è molto di più. Più che un arsenale, nel cimitero del piccolo centro aspromontano feudo del clan Alvaro, i carabinieri del comando provinciale hanno rinvenuto tanti di quelle armi ed esplosivi da poterci fare una guerra. Non solo bazooka e fucili a canne mozze, doppiette e pistole. Nei loculi ispezionati su mandato del sostituto procuratore Giulia Pantano, gli investigatori hanno rinvenuto un barattolo pieno di «sostanza gelatinosa, detonatori elettrici e una miccia a lenta combustizione…».

Lo “spiffero” che viene dal nord. Il 22 dicembre 2015 i carabinieri diedero notizia del rinvenimento di un grosso arsenale di armi rinvenuto nel cimitero di Sinopoli. La notizia rimbalzò sui media nazionali, con la stessa eco che ebbe la scoperta della “città sotterranea” di Platì, fatta di cunicoli e bunker per eludere i controlli delle forze di polizia e nascondere latitanti. Dalla documentazione acquisita dalla Corte d’assise di Palmi, su richiesta del pm Pantano, si scopre che gli investigatori andarono a colpo sicuro, la scoperta non fu fatta per caso. Anzi, per meglio dire, si recarono al cimitero di Sinopoli per verificare un’informazione confidenziale acquisita da un collaboratore di giustizia, Simone Canale, mentre si trovava in carcere con un affiliato al potente clan Alvaro di Sinopoli. Secondo quanto appreso, Canale sarebbe stato vicino alle cosche di Cittanova, ma durante la sua reclusione in un carcere del nord Italia, sarebbe stato convinto a unirsi ai “re della montagna”, cioè al clan Alvaro, da un suo compagno di cella, dal quale avrebbe avuto quell’informazione girata ai magistrati dell’antimafia dopo avere deciso di diventare un collaboratore di giustizia. Adesso, quella notizia e altre che riguardano il traffico di droga in Lombardia, servono al pm Pantano per dimostrare l’attendibilità di Canale in riferimento a alcune dichiarazioni rilasciate su un imputato nel processo “Atlantide”.

Nuovi particolari. Non tutto quello che era stato scoperto dai carabinieri era stato reso pubblico il 22 dicembre 2015. Nella lista rilasciata alla stampa manca per esempio il rinvenimento di un bunker nella parte nuova del cimitero di Sinopoli, un covo di passaggio nel quale potersi nascondere per poco, di 2,50 metri quadrati.
All’interno di un altro loculo senza nome i carabinieri trovarono così una urna in zinco nella quale erano state rinvenute ossa umane e inviate all’obitorio dell’ospedale di Polistena per esami specifici. Numerosi carabinieri del comando provinciale e dei Cacciatori Calabria furono impegnati dalle 7.30 del mattino fino alle 13.30. Le armi, secondo quanto si evince dai verbali di sequestro, sarebbero state rinvenute sparse in diverse cappelle private e loculi senza nome. I militari perlustrarono tutte le tombe e i loculi che non risultavano sigillati. L’informazione si rivelò esatta, una quantità spropositata di armi fu sottratta ai “re della montagna”.