Cronaca

Processo Fashion contro le intimidazioni a Catanzaro, condannati mandanti ed esecutori

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Il collaboratore di giustizia Santo Mirarchi dovrà scontare 4 anni e 20 giorni di reclusione

di GABRIELLA PASSARIELLO

Si e chiuso con un verdetto di condanna il primo capitolo giudiziario per i tre imputati, giudicati con rito abbreviato, accusati a vario titolo di tentata estorsione in concorso, danneggiamento e porto abusivo d’armi, con l’aggravante di avere agito con il metodo mafioso per una serie di atti intimidatori avvenuti tra luglio e settembre del 2015 ai danni di alcuni esercizi commerciali. In particolare il gup del Tribunale di Catanzaro Barbara Saccà, ha sentenziato per Santo Mirarchi, (26enne), ritenuto capo e mandante dell’organizzazione, oggi collaboratore di giustizia, 4 anni e 20 giorni di reclusione (il pm ha chiesto 5 anni di carcere); per Domenico Falcone, (43enne), 7 anni, 9 mesi e 10 giorni di reclusione, (il pm ha chiesto 9 anni di reclusione) e per Antonio Giglio, (40 anni), 4 anni e mesi 8 di reclusione (il pm ha chiesto 7 anni di carcere), entrambi, per gli inquirenti, esecutori materiali degli attentati. I legali difensori Gregorio Viscomi e Francesco Iacopino, attenderanno le motivazioni della sentenza per ricorrere in appello. Per un quarto imputato Antonio Sacco, 19 anni, considerato uno degli esecutori materiali degli attentati, rinviato a giudizio il 27 marzo scorso, è in corso il processo davanti ai giudici del Tribunale collegiale.

 operazione fashionTutti e quattro gli imputati sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Giuseppe Perri su richiesta della Dda di Catanzaro nell’ambito dell’operazione “Fashion” condotta l’11 aprile 2016 dai carabinieri del Comando provinciale e della Compagnia di Catanzaro.

Le ipotesi di reato contestate. Secondo le ipotesi di accusa, Falcone e Giglio in concorso tra loro, avrebbero piazzato, la notte del 6 maggio 2015, davanti la pizzeria “Momenti del Gusto” un ordigno esplosivo per farlo deflagrare, provocando danni ingenti  alla struttura. I due avrebbero telefonato al proprietario del locale e con minacce avrebbero preteso in cambio gratuitamente un immobile ubicato a Roccelletta di Borgia.  Il secondo episodio risale al 31 maggio 2015 ad agire sarebbero stati Mirarchi e Falcone, pretendendo prima il pagamento di una somma di denaro dai titolari dell’esercizio commerciale “Autoricambi Lasca”, poi avrebbero fatto esplodere la saracinesca del locale e come se non bastasse, quindici giorni dopo, lo stesso Mirarchi si sarebbe recato nuovamente nell’esercizio commerciale avanzando una  nuova “richiesta” di denaro. Rivolgendosi al proprietario avrebbe rivolto parole del tipo: “se voleva stare tranquillo doveva darci qualcosa per Pasqua, Natale e Ferragosto… e che il denaro serviva per i detenuti”. Atti diretti in modo non equivoco, secondo le ipotesi accusatorie,  a costringere i titolari  dell’esercizio commerciale a versare danaro. Il terzo episodio è datato 19 maggio 2015,  Mirarchi, Falcone e Giglio avrebbero piazzato un altro ordigno, facendo esplodere la saracinesca dell’esercizio commerciale “Smile contact”.

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