Cronaca

Chiede “aiuto” alla ‘ndrangheta per riscuotere un credito, 5 arresti in Toscana (NOMI-VIDEO)

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In manette è finito un imprenditore di Bergamo che avrebbe assoldato alcuni esponenti vicini ai clan De Stefano e Tegano per un credito avanzato da due fratelli fiorentini

Cinque misure cautelari (tre in carcere, due ai domiciliari) disposte dal gip di Firenze sono state eseguite dalla guardia di finanza nell’ambito di un’inchiesta per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Secondo quanto ricostruito dalle indagini coordinate dal sostituto procuratore Ettore Squillace Greco, sotto la supervisione del procuratore capo della Dda di Firenze Giuseppe Creazzo, emerge che un imprenditore di Bergamo avrebbe assoldato calabresi vicini al clan De Stefano e Tegano, per riscuotere un credito presso una ditta in procedura fallimentare operante nel mercato ortofrutticolo fiorentino.

Estorsione al mercato. In particolare erano finiti nel mirino due fratelli imprenditori nell’ambito del mercato ortofrutticolo Mercafir. Secondo l’ipotesi di reato il mandante sarebbe un imprenditore di Bergamo che si occupa di import/export di frutta e vegetali, Alessandro Santini, finito in carcere. Sarebbe stato lui a coinvolgere la banda criminale per riscuotere i crediti vantati nei confronti dei due fratelli fiorentini con la forza e la minaccia, realizzando così la bancarotta preferenziale (la loro azienda è fallita nel 2013) che viene contestata tra i reati. In carcere sono finiti anche Carmelo Caminiti, detto U’Sciarreri, e Paolo Malara, mentre ai domiciliari sono finiti Francesco Pizzimenti e Eugenio Potenza, accusati delle estorsioni.  Secondo quanto ricostruito dalla Finanza, il valore riscosso dal gruppo ammonta almeno a 200mila euro tra contanti e gioielli.

Dieci indagati. Gli approfondimenti contabili sulla documentazione bancaria acquisita durante le indagini – corroborati dalle risultanze delle intercettazioni telefoniche/ambientali e dagli accertamenti patrimoniali – hanno quindi consentito di ricostruire una riscossione coatta di oltre duecentomila euro, tra denaro contante e preziosi, che sono stati nel tempo consegnati ai soggetti indagati da vari imprenditori vessati, operanti nelle Regioni Toscana, Piemonte e Lombardia. Complessivamente le persone indagate nell’indagine sono 10 e, contestualmente all’esecuzione delle menzionate misure cautelari, sono state eseguite diverse perquisizioni domiciliari/locali nelle province di Reggio Calabria, Bergamo e Trento.

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