Cultura & Spettacolo

Vibo, celebrata a palazzo Santa Chiara la giornata dei Cavalieri Templari

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“L’unica cosa certa è che l’organizzazione monastico – cavalleresca – ha detto Maurizio Bonanno condivide ancora, quei valori medievali di lealtà, onore, dignità e carità”

In quest’epoca della comunicazione social, veloce e immediata, del trionfo del digitale, dove tutto è messo in discussione ed i valori tradizionali appaiono fragili, dove tutto è proiettato verso un futuro confuso, c’è chi, nonostante ciò, prova ancora a mantenere salde le radici con il passato parlando di principi e valori, di ‘Cavalieri’ e ancor di più di ‘Templari’.

Sì, proprio i Cavalieri Templari, quell’ordine religioso cavalleresco nato nel periodo delle Crociate e protagonista di un pezzo importante della storia medievale. Scomparso drammaticamente quando l’ultimo Gran Maestro Jacques de Molay venne condannato al rogo a seguito del blitz poliziesco del re di Francia Filippo IV detto il Bello e la successiva soppressione, o – secondo alcuni – sospensione, da parte di Papa Clemente V. Come si sa, dopo secoli di oblio, fu riportato in auge nel periodo dei Lumi avvolto da un’aura di mistero fatta di luci e ombre, storia e leggenda, carità cristiana ed esoterismo e presunti legami con la massoneria.

Se ne è parlato a Vibo Valentia durante la “Giornata Templare”, organizzata a Palazzo Santa Chiara dalla Commenda Christi Milites del Gran Priorato d’Italia, guidata dal Commendatore Giuseppe Miceli, in collaborazione con l’Accademia Templare che qui ha una sua sezione. A chiarire quanto possa essere vero ciò che si racconta sui Templari, il Rettore dell’Accademia Templare, Filippo Grammauta, che, basandosi su documenti e fatti storici accertati, ha posto all’attenzione del numeroso pubblico presente fatti reali sfatando leggende ed attenendosi ad una realtà storica inoppugnabile. Non c’è dubbio, comunque, che come evidenziato dal Direttore della sezione vibonese dell’Accademia Templare, Maurizio Bonanno, che ha moderato i lavori, l’unica cosa certa è che l’organizzazione monastico – cavalleresca condivide ancora, attraverso un variegato Neotemplarismo, quei valori di lealtà, onore, dignità e carità che nel Medioevo ponevano al servizio della fede cristiana e dell’impegno militare a difesa della Terra santa e dei pellegrini ed oggi, soprattutto oggi, appaiono necessari ed opportuni.

Quindi, lo scrittore e studioso Francesco Deodato ha analizzato – attraverso il suo ultimo lavoro di recente pubblicato, “La luce… vince sempre sul buio” – il messaggio, vero e forte, insito nel Vangelo di Giovanni: “Proprio perché in questo Vangelo – ha affermato Deodato – sono contenuti insegnamenti importanti per rendere l’uomo libero, il potere politico e religioso, in secoli di oscurantismo, ha operato su di esso manomissioni, talvolta, davvero scandalose, fino a sconvolgerne il vero messaggio”. Non a caso, i Templari, che invece lo avevano ben compreso, ritenevano il Vangelo di Giovanni un insostituibile punto di riferimento.

Ha, poi, letteralmente sorpreso, affascinando i presenti per il modo di esprimersi, Gabriele Rawashdeh, giovane studente vibonese, appena dodicenne, che con la sua relazione ha conquistato per la proprietà di linguaggio, la completezza dell’analisi, l’accuratezza delle riflessioni presentate con eleganza. La “Giornata Templare” si è, quindi, conclusa con un Capitolo della Commenda Christi Milites alla presenza delle più alte autorità del Gran Priorato d’Italia ed i rappresentanti delle altre Commende calabresi.

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