Politica

Sanità? Non in Calabria: penultima in classifica. L’affondo di Azzarà (Uil)

Il sindacalista interviene sulla classifica stilata dal ministero della Salute

“La Calabria ‘cenerentola’ in tutto”. È questa l’amara constatazione del segretario generale della Uil, Nuccio Azzarà, che analizza la classifica pubblicata, dal ministero della Salute, sulla qualità nei servizi sanitari. Uno sguardo veloce “giusto il tempo – spiega – per avere confermato che la Calabria si ritrova al penultimo posto, superata in negativo dalla sola Campania”.

Gli indicatori. “I 35 indicatori utilizzati dal Ministero per stilare la graduatoria – sottolinea Azzarà – sono elementi di valutazione statistica che esplicitano la capacità di erogare un servizio sanitario in linea con i Lea (Livelli essenziali di assistenza). Il punteggio assegnato ai Lea calabresi è molto basso pari a 147 di molto inferiore a quanto fanno registrare le cosiddette ‘Regioni Normali’. I freddi numeri sono eloquenti e mettono sotto accusa sia gli ospedali che la medicina del territorio”. Inoltre, spiega il sindacalista “apprendiamo che finanche realtà regionali quali la “piccola” Basilicata vanno annoverate tra quelle che hanno superato il livello medio nazionale (160) come a dimostrare che “se si vuole si può”. Siamo ricompresi tra i più propensi alle liti giudiziarie per motivi legati a casi di mala sanità dove, peraltro, lo Stato si vede soccombente con gli enti sanitari costretti a risarcire annualmente danni per milioni di euro”.

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La migrazione. Sono queste, dunque, prosegue il segretario della Uil, “le ragioni fondamentali che portano, ad esempio, nella chirurgia per le neoplasie più importanti la migrazione sanitaria calabrese a raggiungere il 37%. Preoccupanti appaiono – chiosa ancora – i ritardi accumulati nell’intraprendere tutte le misure idonee per risolvere le difficoltà dei pazienti oncologici nell’accedere alle cure in Calabria. In Calabria il 62% dei malati con tumore al polmone ed il 42% delle donne con tumore al seno si recano in altre regioni per sottoporsi ad un intervento chirurgico”. Insomma, una la certezza e ossia che “i Calabresi sono privati nelle cure anche dell’essenziale, sono costretti e condannati alla insicurezza ed al pericolo costante. Il SSR è percepito ormai quale “pubblicità ingannevole””.

La certificazione. La graduatoria certifica, sul piano nazionale, prosegue Azzarà, “il più completo fallimento del Ministro Lorenzin e della politica che aveva pensato ai Commissari ad acta quali taumaturgici salvatori della sanità. Dopo sette anni di commissariamento i tecnici ministeriali, decretando il costante default della sanità calabrese e di quante in regime di piano di rientro, di fatto bocciano anche il Ministro principale responsabile degli atti di indirizzo e strenuo difensore del “Sindaco di Alfadena”. Se Scura non si salva, grandi responsabilità sono da addebitare a Mario Oliverio il quale non si risparmia nell’affermarsi quale peggiore Governatore Calabrese. Il presidente di S. Giovanni in Fiore invece di governare e trovare soluzione alle drammatiche condizioni del lavoro, del precariato, dei giovani, ha scelto di praticare la disciplina sportiva del perpetuo aspirante commissario alla sanità. Non possiamo esimerci, infatti, dal ricordare che le nomine dei Direttori Generali delle Asp e delle AO sono di sua pertinenza e su queste scelte dovrà assumersi tutte le responsabilità morali e politiche. Tale pervicace malgoverno, in particolare nella nostra sanità provinciale, si esalta plasticamente nella deriva inarrestabile cui è condannata l’ASP-RC, considerata l’Azienda più disastrata in Europa. Il tutto – conclude – mentre attendiamo di conoscere le reali motivazioni che hanno condotto all’exitus un ragazzo di appena 17 anni, sperando che la disperazione dei suoi genitori non venga, ulteriormente, aggravata dalla sussistenza di responsabilità ascrivibili ad imperizia e/o negligenza”