Cronaca

Estorsione all’imprenditore Ceravolo, assolti Pantaleone Mancuso e Nazzareno Colace

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A tredici anni dalla condanna di primo grado, arriva il verdetto della Corte d’Appello di Catanzaro che assolve i due imputati “perché il fatto non sussiste”

“Assolti perché il fatto non sussiste”. Con questa formula a distanza di tredici anni dalla condanna di primo grado, la Corte d’Appello di Catanzaro ha assolto Pantaleone Mancuso, alias Scarpuni, di Nicotera, e Nazzareno Colace di Porto Salvo. Entrambi erano stati arrestati nella ambito dell’operazione Breccia con l’accusa di estorsione aggravata dalle modalità mafiose ai danni dell’imprenditore ittico di Vibo Marina Vincenzo Ceravolo.

Pantaleone-Mancuso

Pantaleone Mancuso

Nazzareno Colace

Nazzareno Colace

L’iter giudiziario. Nell’ottobre del 2004, Mancuso e Colace erano stati condannati dal Tribunale di Vibo Valentia rispettivamente a 12 e a 9 anni di carcere mentre un terzo imputato, Domenico Polito di Briatico, era stato assolto. Cinque anni dopo la Corte d’Appello di Catanzaro assolveva Pantaleone Mancuso, esponente di spicco della famiglia di Limbadi, dall’accusa di usura rideterminando la pena nei sui confronti a 14 anni di reclusione e a 4 anni e sei mesi di detenzione per Colace. Le difese rappresentate dagli avvocati Francesco Calabrese e Francesco Gambardella presentavano ricorso in Cassazione che nel dicembre del 2009 annullava la sentenza di secondo grado con rinvio per un nuovo processo davanti ad un’altra Sezione della Corte d’Appello di Catanzaro. Dopo tredici anni è così arrivato il verdetto di assoluzione “perché il fatto non sussiste”

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