Cronaca

Acqua non potabile a Catanzaro, esposto in Procura

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Il Codacons ha deciso di chiedere che l’Ufficio proceda per verificare la sussistenza di una serie di reati. Chiesta la riduzione delle bollette e il sostegno dei commercianti

Anche la Procura della Repubblica dovrà occuparsi della non idoneità al consumo umano dell’acqua che sgorga dai rubinetti del popoloso quartiere di Santa Maria.
Dopo le accuse rivolte in passato all’Amministrazione comunale per la mancata segnalazione ai cittadini, in maniera completa ed immediata, il Codacons ha deciso di chiedere che l’Ufficio di Procura proceda per tutta una serie di reati che vanno dall’avvelenamento delle acque, all’interruzione di un servizio pubblico, dall’abuso d’ufficio fino al delitto contro la salute pubblica. La vicenda è, purtroppo, tristemente nota ed è legata ad un oramai ben noto problema, che ritorna ciclicamente alla ribalta delle cronache: la qualità delle forniture dell’acqua nella città di Catanzaro. E’ una vera e propria indecenza – sostiene Francesco Di Lieto, vicepresidente nazionale del Codacons – che migliaia e migliaia di cittadini siano, da troppo tempo, costretti a convivere con l’acqua sporca che sgorga dai rubinetti delle proprie case. Acqua che pagano come se fosse potabile. L’acqua è un bene essenziale ed insostituibile per la vita e pertanto la disponibilità e l’accesso all’acqua potabile per il soddisfacimento dei bisogni collettivi costituiscono un diritto inviolabile dell’uomo – prosegue Di Lieto – che si può annoverare tra quelli di cui all’articolo 2 della Carta Costituzionale. Tanto premesso il decreto legislativo numero 206/2005 sancisce che “Il rapporto di utenza deve svolgersi nel rispetto di standard di qualità”, tuttavia detto principio risulta palesemente violato dalla non potabilità del liquido che sgorga dai rubinetti nonché dalle limitazioni d’uso imposte dall’Amministrazione comunale attraverso l’ordinanza nr. 6 dell’11 ottobre 2017.

  Ciò comporta, altresì, la riduzione del valore effettivo della somministrazione, venendo a mancare un criterio fondante del servizio. Per cui – sostengono dal Codacons – il fornitore “è responsabile nei confronti del consumatore per qualsiasi difetto di conformità esistente al momento della consegna del bene” e, pertanto, “in caso di difetto di conformità, il consumatore ha diritto … ad una riduzione adeguata del prezzo o alla risoluzione del contratto…”. Per questo motivo – afferma Di Lieto – abbiamo chiesto che il Comune di Catanzaro voglia riconoscere a tutte le utenze interessate dal drammatico problema, la riduzione delle bollette inerenti la fornitura idrica per i periodi di non potabilità, in misura non inferiore al 75%. Inoltre, per le utenze commerciali operanti nel settore alimentare lo scorporo da detto canone, dietro presentazione di fattura, del costo sostenuto per l’installazione dell’obbligatorio impianto di potabilizzazione ovvero per l’acquisto di acqua ovvero per l’approvvigionamento mediante autobotti.

L’appello al prefetto. Il Codacons ha chiesto l’intervento del Prefetto di Catanzaro affinchè prenda atto di tale “annosa” situazione, dell’assoluta assenza di informazione ai Cittadini e, conseguentemente, di porre in essere ogni azione in proprio potere affinché venga riconosciuto il diritto all’acqua. All’amministrazione comunale il Codacons chiede di approntare un servizio di approvvigionamento con autobotti dandone immediata comunicazione alle popolazioni interessate. E, nel contempo, garantisca idonea fornitura ai commercianti soprattutto a chi opera nel settore alimentare.
Pensiamo agli enormi disagi che deve sopportare il gestore di un bar senza la possibilità di avere l’acqua o all’impossibilità di lavorare per un parrucchiere.
Il perdurare di queste condizioni e, in alcuni casi, il loro costante peggioramento è ritenuto un possibile e concreto rischio alla salute a cui la popolazione può incorrere per l’inevitabile utilizzo delle acque. Del resto è fatto notorio che in alcuni quartieri, Santa Maria in primis, d’estate l’acqua costituisca un vero e proprio miraggio e quando fuoriesce qualcosa dai rubinetti il colore e l’odore ne sconsigliano, vivamente, l’uso.
Ed allora, perché pagare come se fosse limpida ?
Ma soprattutto, perché non andare a fondo per individuare le responsabilità di chi consente che la salute dei cittadini venga esposta a serii rischi ?.
Per questi motivi il Codacons ha chiesto alla Procura di “individuare tutti coloro i quali abbiano esposto a rischi la popolazione”.

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