Cronaca

L’Unione delle camere penale discute della separazione delle carriere dei magistrati

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L’avvocato Renato Vigna relazione in rappresentanza della Cp di Palmi: “E’ un tema non più eludibile, i nostri sforzi ci hanno consentito di raccogliere le oltre 70.000 firme”

Il 7 ottobre scorso si è tenuto il XVI congresso dell’Unione delle camere penali italiane. Un appuntamento annuale nel quale i penalisti italiani si confrontano sul sistema della giustizia e sul mondo dell’avvocatura. Nell’ultima edizione, in rappresentanza della Camera penale di Palmi, è intervenuto l’avvocato Renato Vigna. Il noto penalista palmese ha relazionato su un tema che ha diviso non solo i partiti politici, ma anche gli operatori del diritto, vale a dire la separazione delle carriere dei magistrati

Renato Vigna

Tema ineludibile “Sappiamo bene – ha esordito Vigna – che quello della separazione delle carriere è un tema non più eludibile; francamente lo è da sempre .. in relazione a quanto espressamente prevede l’art. 111 della nostra costituzione. Siamo qui riuniti perché dopo aver ardentemente sostenuto un progetto la cui finalità era quella del far comprendere all’opinione pubblica che il giudice non deve essere soltanto imparziale ma anche e soprattutto “terzo” , i nostri sforzi ci hanno consentito di raccogliere le oltre 70.000 firme che a breve utilizzeremo per dare concretezza alla nostra ennesima battaglia a tutela delle libertà e dei diritti dei cittadini”.

La terzietà del giudicante “Non è per nostro gusto  – ha aggiunto il penalista – che chi giudica dovrebbe godere per legge di qualifiche che possano renderlo diverso da chi sviluppi un accusa nei confronti di un incolpato, come anche da chi quell’incolpato lo difende. Il laboratorio delle idee che noi dell’UCPI abbiamo mantenuto sempre in costante fermento ha coltivato anche l’idea di promuovere l’istituzione di due ben diversi consigli superiori uno dei giudici ed uno dei pubblici ministeri ; anche perché continuando a preservare l’unitarietà delle carriere in nome di un unico cultura della giurisdizione si incoraggia ad libitum un’idea autoritaria della giustizia che tanto piace a quell’opinione pubblica che oramai non attende più che i processi vengano celebrati secondo le regole nelle aule giudiziarie, ma preferisce piuttosto viverne ed assimilarne le sensazioni incautamente diffuse in netta anteprima rispetto ad ogni necessario approfondimento da tuttologi e sprovveduti togati che straparlano standosene comodamente seduti sui divani dei talk show”.

Anomalia italiana “Di certo – ha continuato Vigna – c’è che in questo momento quasi tutti gli ordinamenti dei paesi dotati di un processo penale liberale e democratico a stampo accusatorio, prevedono un giudice terzo già separato in carriera dall’organo accusatore.
Sull’onda di questi dati noi abbiamo avvertito il dovere di fare tutto il nostro possibile per incidere concretamente sulla genuinità e sull’imparzialità degli apparati decisionali del processo, associando questa esigenza al dovere di garantire un controllo giurisdizionale adeguato. Dopo tanto lavoro siamo arrivati alla fase culminante di un progetto destinato a rendere il giudice finalmente libero da ogni vincolo di appartenenza alla “magistratura” in nome della quale fin troppi pubblici ministeri pontificano sui media assumendo connotazioni da incontrastabili “opinion leaders”.