Cronaca

‘Ndrangheta e rifiuti, ecco le intercettazioni che “incastrano” i Piromalli

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Tutto parte da una intercettazione a un summit del clan Bellocco di Rosarno “… poi c’è il braccio destro di Gioacchino, Domenico Pisano”

di FRANCESCO ALTOMONTE

Parte tutto da una intercettazione ambientale mal interpretata nel 2009. Poi un approfondimento, e gli uomini della Mobile di Reggio Calabria fanno bingo: gli investigatori capiscono che c’è l’interesse della cosca Piromalli al business del ciclo dei rifiuti in Calabria e l’immediata “percezione” di un ruolo di Gioacchino Piromalli, classe 1969, detto l’avvocato, all’interno del Termovalorizzatore di Gioia Tauro e di Domenico Pisano quale “uomo di fiducia”.

L’intercettazione L’intercettazione risale al 21 giugno 2009, in una casa a Granarolo dell’Emilia c’è un vertice in corso della cosca Bellocco di Rosarno, Domenico Bellocco detto “Micu u longu” parla con suo zio, il boss Carmelo Bellocco, che stava finendo di scontare la sua condanna in Emilia Romagna: “… poi c’è il braccio destro di Gioacchino, Domenico Pisano. Ha chiamato Alessandro … gli ha detto, io ho parlato con Nino … il figlio di Nino … il genero., uuuhh..—//uhm … comunque stronzate…”. ” figlio di Nino … chi è ?”, domanda Camelo Bellocco al nipote. “Gioacchino, l’avvocato … risponde Micu u longu… uhm …ha Pisano la … all’inceneritore…uhm… quello è il braccio destro suo… Domenico Pisano -dove
all’inceneritore li…ehm…questo qua ha mandato l’imbasciata con Alessandro che lavora la … che dice … che vuole che lo pagano, perché ha detto, mi dispiace che è arrestato , ma non è arrestato per colpa nostra dice … in più poi per parole dice per due tre parole dice , non devono succedere queste cose”.

Il tecnico, l’avvocato e il referente L’antimafia di Reggio Calabria cominciano il lungo lavoro che porterà all’emissione del fermo per i 7 indagati finiti nell’operazione “Metauros”. Il pm della Dda iniziano a mettere sotto torchio Romolo Orlandini, funzionario di “Termomeccanica”, la società che gestirà il termovalorizzatore fino all’arrivo del colosso francese “Veolia”.  I magistrati gli chiedono di Pisano. “L’ho conosciuto – dichiara Orlandini – all’incirca nel 2003, all’epoca in cui l’impianto era ancora in costruzione questo era uno dei nomi che mi fece l’Aw. Luppino (uno dei fermati di “Metauros”) — all’epoca presso l’Alto Commissariato per l’emergenza rifiuti — e ricordo che me lo presentò lui (Domenico Pisano ndr), ha iniziato a lavorare con noi quando ancora l’impianto era in costruzione. Credo che il Luppino me lo presentò direttamente sull’impianto, ma non lo ricordo con precisione…”.

Porto, rifiuti…Gli inquirenti indagano anche sulla società “D.G.P.” dei fratelli Domenico, Giuseppe e Paolo Pisano e scoprono che i presunti “uomini” di Gioacchino Piromalli, prima di approdare alla gestione del termovalorizzatore, erano già presenti al porto di Gioia Tauro. “Fu costituita – si legge nel fermo – in data 9 giugno 2010, dopo la cessazione della ‘Sea Works” (avvenuta il 02.03.2009) e contestualmente allo scioglimento – per atto dell’Autorità – della “Gioia Service -Società Cooperativa a R.L.” (avvenuta il 30.01.2013) e si è occupata della manutenzione ordinaria e straordinaria sia presso gli impianti del termovalorizzatore di Gioia Tauro, che in quelli della società “Piana Ambiente S.p.A.” (fino a quando non è stata posta in liquidazione)”.

…e gas “Peraltro – scrivono i magistrati reggini – dalle dichiarazioni rese da Pisano Domenico, in occasione dell’attentato subito dal fratello, in data 14 dicembre 2013, si comprendeva che il ruolo dei fratelli nel termovalorizzatore non era quello di un rapporto di dipendenza e che la stessa azienda di Pisano Giuseppe non eseguisse commesse preventivamente pattuite. Dalle parole di Pisano Domenico, infatti, al di là del formale ruolo di amministratore unico di Pisano Giuseppe, si comprendeva che la ditta D.G:P s.r.l era di tipo familiare ed era stata costituita con l’intenzione di “inserirsi nei lavori dì realizzazione del rigassificatore”.  “Proprio il termine “inserirsi” – commentano i magistrati -esemplifica quelle che erano stati le reali intenzioni di Pisano Domenico -sotto l’attenta guida di Piromalli Gioacchino “l’Avvocato”, facendo comprendere quello che era stato l’accorgimento opportunamente meditato di procurarsi un oggetto sociale che comprendesse specifici requisiti per poter eseguire lavori in siti di una certa complessità come, appunto, il rigassificatore, ma anche il termovalorizzatore e il depuratore, vale a dire siti da attivare o già attivi nella zona industriale del porto di Gioia Tauro”.

“Tutto passa dai Piromalli” Gli inquirenti avrebbero trovato ulteriore conferma nelle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e tra gli altri da quelle di Salvatore Aiello. “Nella., in fase sia di costruzione del., del termovalorizzatore – spiega Aiello – che di gestione insomma come le dissi l’altro., l’altra volta insomma era., uhm., insomma tutti si., si., dicevano che la., la., il mafioso di riferimento., che il rappresentante era Piromalli . Gioacchino Piromalli preciso … già anche se non direttamente alla., all’atto della costruzione del Termovalorizzatore e nella gestione del., dell’impianto di trattamento rifiuti che c’è anne.. annesso al Termovalorizzatore […] c’erano delle., come dire tutti., tutti gli operai., le ditte di manutenzione che.. ..dicevano che loro appartenevano a questi Piromalli .. tutto passava per questi Piromalli”..”Pisano., si., eh., era un modo per dire noi siamo questi., no., era un modo per controllarci., per controllare tutto… c’avevamo un., con., con un titolo., o “avvocato”…. Se li., se li prendeva Pisano, si., era in quota., in quota Piromalli”.