Cronaca

Rimborsopoli, la Corte dei conti chiede spiegazioni sulle spese ai consiglieri regionali

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La Procura contabile ha inviato una raffica di richieste di controdeduzioni agli onorevoli per giustificare rimborsi ritenuti illegittimi 

La Corte dei conti ha messo di nuovo sotto osservazione i conti dei consiglieri regionali. Sotto la lente di ingrandimento della magistratura contabile calabrese i rimborsi per le spese degli onorevoli della X legislatura, filone di indagine che a livello penale ha portato alla famigerata inchiesta denominata “Rimborsopoli”.

Raffica di richieste di controdeduzioni. “La carenza di documentazioni giustificativa – ha dichiarato a Gazzetta del Sud la procuratrice regionale della Corte dei conti Rossello Scerbo – e la genericità e confusione dei rendiconti sono espressive di un marcato disinteresse per la cura degli interessi pubblici. La complessiva condotta (degli indagati ndr) denota una evidente noncuranza di ogni regola”. Su questi presupposti, la Corte ha inviato una raffica di richieste di controdeduzioni agli onorevoli per giustificare rimborsi ritenuti illegittimi dalla magistratura contabile, “per attività risultate avere finalità private e non ammissibili”. Si tratta, secondo la Corte, di diverse centinaia di migliaia di euro di rimborsi che i consiglieri regionali non avrebbero avuto diritto di percepire.

Gli “onorevoli” coinvolti. Come detto, l’inchiesta nasce dall’inchiesta coordinata dalla procura di Reggio Calabria e eseguita dalla guardia di finanza della città dello Stretto che ha coinvolto l’allora assessore Nino De Gaetano e l’ex consigliere regionale Gigi Fedele. Gli onorevoli avranno 45 giorni per presentare le controdeduzioni e essere sentiti dai magistrati contabili. I consiglieri coinvolti nell’indagine della Corte dei conti sono Giovanni Bilardi, Ferdinando Aiello, Bruno Censore, Vincenzo Ciconte, Sandro Principe, Giovanni Nucera, Pasquale Maria Tripodi, Giovanni Franco, Alfonso Dattolo, Carmelo Trapani, Alfonsino Grillo, Giuseppe Bova, Emilio De Masi, Demetrio Battaglia, Pietro Amato, Mario Franchino, Mario Maiolo, Carlo Guccione, Antonio Scalzo, Francesco Sulla, Agazio Loiero, Giovanni Raso e Diego Fedele. Per tutti le accuse contestate dalla Procura di Reggio Calabria sono peculato e falso, varia la consistenza delle presunte distrazioni di fondi pubblici.