Cronaca

Ricettazione di cd e dvd, assolti in Appello tre imputati

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Ribaltato il verdetto di primo grado con formula ampia. Non ci fu alcuna detenzione di materiale abusivamente riprodotto ai fini della vendita

Assolti dalle accuse di ricettazione e detenzione di materiale abusivamente riprodotto ai fini della vendita La Corte di appello di Catanzaro ha ribaltato le condanne in assoluzione per Maktoum Es Sadia, (difesi dai legali Orlando Sapia e Vittorio Cosco), Teresa Berlingieri (assistita dal legale Francesco Serverino) e Mohamed Atmoum (rappresentato dal legale Vittorio Platì). I fatti risalgono al 9 ottobre 2008, quando, nel corso di un servizio di controllo volto al contrasto della vendita di materiale digitale, i carabinieri della Compagnia di Catanzaro all’altezza del Centro commerciale “Oviesse”, su Corso Mazzini avevano sequestrato ai tre, all’epoca dei fatti indagati, alcune centinaia di cd/dvd, ritenuti di provenienza illecita. Il processo di primo grado iniziò il 10 gennaio 2013, con un’istruttoria complessa, anche in virtù della necessità di verificare il materiale posto sotto sequestro. Il teste Antonio Varella, direttore della filiale SIAE di Catanzaro, aveva affermato di non avere alcuna contezza del contenuto del materiale sequestrato. L’avvocato Sapia, prima della conclusione dell’istruttoria, aveva avanzato richiesta di una perizia in ordine al contenuto del materiale sotto sequestro. Richiesta bocciata dal giudice Clausi.

La richiesta del pm. Il pubblico ministero aveva invocato la condanna ad un anno e sei mesi concludeva chiedendo la condanna ad anni 1 e mesi 6 per Berlingieri ed un anno per gli altri due imputati, mentre al termine delle arringhe difensive i legali aveva chiesto l’assoluzione degli imputati, perché il fatto non sussiste. Alla fine della camera di consiglio, il 22 luglio 2015, il Tribunale di Catanzaro aveva dichiarato gli imputati colpevoli dei reati ascritti, condannando Berlingieri alla pena di anni 2 e mesi quattro di reclusione e Maktoum e Atmoum alla pena di anni 2  e mesi 2 di reclusione. Verdetto ribaltato dai giudici della Corte di appello

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