Cronaca

Processo ai poliziotti, in aula l’ex capo della Mobile di Vibo e Catanzaro Ruperti

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L’attuale capo della Squadra mobile di Palermo è stato sottoposto al controesame. Prossima udienza il 5 ottobre 

di PAOLO DEL GIUDICE

Nella sede giudiziaria di via Lacquari, semideserta e “sguarnita” pure della consueta presenza della vigilanza all’ingresso dell’aula bunker, è ripreso stamane – con qualche ora di ritardo rispetto all’orario fissato, in attesa dell’arrivo di un avvocato della difesa – il processo “Purgatorio”, che vede imputati Maurizio Lento ed Emanuele Rodonò, ex vertici della squadra mobile della Questura di Vibo Valentia, e l’avvocato Antonio Galati del Fòro di Vibo Valentia.

Il controesame. Innanzi il Tribunale collegiale presieduto da Alberto Nicola Filardo e dai giudici Raffaella Sorrentino e Graziamaria Monaco è andato in scena il “controesame” di Rodolfo Ruperti, oggi capo della Squadra Mobile di Palermo, in servizio a Vibo dal 2000 al 2005, poi a Caserta sino al 2010, quando è approdato alla squadra mobile “distrettuale” di Catanzaro. Già nel corso della precedente udienza del 7 agosto scorso il superpoliziotto ha reso ampia testimonianza sulle attività investigative svolte, soffermandosi su una serie di note investigative inviate dal Servizio centrale operativo (Sco) alla Squadra mobile di Vibo Valentia, per lo sviluppo e l’approfondimento di ipotesi d’indagine su attività criminali in corso nel territorio vibonese, particolarmente sulla cosca egemone dei Mancuso. Su tali temi si è incentrato il controesame condotto dall’avvocato Maurizio Nucci, difensore di Maurizio Lento, che ha insistito sulle modalità di costituzione dei gruppi di lavoro presso le sezioni della squadra mobile e sull’assegnazione dell’ispettore Condoleo al gruppo di lavoro di Ruperti, in considerazione della sua approfondita conoscenza delle dinamiche criminali del territorio vibonese.

Le note dello Sco. Rispondendo alle domande poste dalla difesa, Rodolfo Ruperti ha chiarito che le note dello Sco costituiscono notizie riservate, spesso fonti confidenziali, e vengono trattate come spunti investigativi che necessitano di approfondimenti per essere successivamente rese note all’Autorità giudiziaria, come del resto vengono trasmesse le notizie di reato di cui ogni poliziotto, ufficiale di Pg, venga a conoscenza in ragione della propria attività. Se non vi è alcuna circolare che disponga alle singole sezioni di squadra mobile obblighi specifici di trasmissione del contenuto di esse ad altra squadra mobile, ciò comunque – secondo Ruperti – potrebbe essere ritenuto opportuno per prassi investigativa.

Le difese.  Alle specifiche domande delle difese, Ruperti ha spiegato di non ricordare attività specificamente inevase da parte della squadra mobile di Vibo Valentia a fronte di specifico “mandato” di quella di Catanzaro; per quanto concerne la costituzione dei gruppi di lavoro, il vicequestore ha chiarito che essi conseguono alle specifiche necessità investigative e di non aver mai avuto bisogno o necessità di scrivere lettere per costituire gruppi di lavoro. In relazione al mancato arrivo dell’ispettore Condoleo al suo gruppo di lavoro, Ruperti ha spiegato di non conoscere le ragioni della mancata assegnazione, né di essersene specificamente lamentato, non essendo suo costume mettere in difficoltà alcuno; salvo però sapere dallo stesso ispettore Condoleo che ogni decisione dipendeva dal suo Dirigente. Sul punto, rispondendo all’incalzare delle domande da parte dell’avvocato Nucci, Ruperti ha spiegato di non essere a conoscenza di assegnazioni dell’ispettore Condoleo ad altri gruppi di lavoro, con specifico incarico sul territorio delle Serre vibonesi, tantomeno di averlo visto presso gli uffici di polizia a Catanzaro.
In merito alla nota del 25 settembre 2011 dell’allora procuratore aggiunto di Catanzaro, dott. Borrelli, con la quale veniva fornito indirizzo di non prestare collaborazione con la squadra mobile di Vibo Valentia, Ruperti ha spiegato di aver percepito un clima di sfiducia nei confronti della squadra mobile di Vibo Valentia a cavallo della nota del procuratore aggiunto Borrelli.

Le informative. Il difensore dell’avvocato Galati, Guido Contestabile, ha poi esplorato il tema delle false dichiarazioni rese da Salvatore Mancuso in occasione della richiesta di rilascio del passaporto; dal controesame di Ruperti è emerso che tali circostanze erano già patrimonio informativo dei Carabinieri. Altro breve tema di indagine ha riguardato due informative redatte da Ruperti ed indirizzate al pubblico ministero Marisa Manzini, avente ad oggetto ipotesi di false fatturazioni, il cui prosieguo non era conosciuto da Ruperti, non avendo più questi seguito l’indagine, nonostante fosse di particolare suo interesse.
Al termine del controesame, il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Annamaria Frustaci, ha anticipato la richiesta di sentire alcuni collaboratori di giustizia, tra cui Loredana Patania e Vasvi Behluli, il ten. col. Sozzo ed il maresciallo Coluccia per l’attività di intercettazione, nonché dei magistrati Roberto Lucisano, già presidente del Tribunale di Vibo, e Alessandro Piscitelli, già gup del Tribunale di Vibo, riguardo l’ipotesi associativa che coinvolge l’avvocato Galati. Il collegio ha però rigettato tutte le richieste di integrazione probatoria avanzate dal pm, sulla scia di analoghi rigetti pronunciati in precedenza.

Prossime udienze. Il processo è stato aggiornato al 5 ottobre per l’escussione del perito fonico Baldo, quindi proseguirà il 23 e 24 ottobre prossimi, quando si svolgerà la discussione del PM, con successive udienze calendarizzate il 26, 27 e 30, quando toccherà alle difese. Al termine, il collegio si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza.

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