Cultura & Spettacolo

San Gennaro conteso da napoletani e vibonesi. E se il Santo fosse nato a Caroniti?

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Nel giorno in cui nel piccolo centro si festeggia il Patrono di Napoli si ripercorrono tappe e documenti

E se San Gennaro fosse vibonese? Non si offendano i napoletani, né a qualcuno questa affermazione possa sembrare un’eresia. Perché la domanda è legittima e la disputa ormai è antica come le carte che ne parlano, così oggi nel giorno in cui a Caroniti di Joppolo di celebra il Santo torna d’attualità. Il riferimento è ad alcuni documenti che farebbero nascere il Santo in località Calafatoni, a circa tre chilometri dalla frazione Caroniti dove, tra l’altro, sorge un’antica chiesa risalente al XI secolo. Tesi, questa, suffragata anche da ricerche svolte da don Bruno Sodano, arciprete di Santa Domenica e rettore del santuario della Madonna delle Grazie di Torre di Ruggiero, ma sempre confutata dai partenopei. Come supporto all’ipotesi dei natali di San Gennaro a Caroniti di Joppolo, in alcune case nobiliari di Nicotera, don Bruno Sodaro trovò delle vecchie patenti su cui c’era scritto fra l’altro, “per intercessione di San Gennaro nostro compaesano e martire”.  Altra “prova” quindi per quanti sostengono che San Gennaro sia nato proprio a Caroniti.

E ci sono anche altri studi che, inoltre, il giornalista Michele Garrì ha messo insieme, attraverso i quali si fa riferimento “all’esistenza di una muraglia di pietra e calcina, lunga tre metri e alta uno dei resti della chiesa di Calafatoni, che sarebbe sorta sui ruderi della casa di San Gennaro”. Insomma, un altro tassello di un puzzle che, comunque, continua a restare avvolto dal mistero, considerato che di certezze sul patrono di Napoli non ne esistono e per cui, come narra la tradizione, San Gennaro, rimasto orfano della madre, per aiutare il padre, sembra che si occupava di accudire i maiali a Calafatoni dove si troverebbe ciò che rimane della sua dimora. Da lì Gennarino – a cui si deve anche il miracolo del pane – di tanto in tanto scappava ad Aramonis, una contrada di Spilinga, dove c’era un eremita che gli avrebbe insegnato a leggere e scrivere. Dopo tale fase di vita, comunque, di Gennarino si perdono le tracce. Ricompare come vescovo di Benevento intorno al 300 dopo Cristo, allorquando venne decapitato a Pozzuoli. Una vicenda complessa che il vescovo della diocesi di Mileto, Nicotera e Tropea, monsignor Domenico Tarcisio Cortese, così commentò: “I Santi sono di tutti, non hanno località, ma devo comunque aggiungere che la notizia lanciata dall’Agi sull’onda della scoperta di don Bruno Sodaro è un contributo alla verità”. Un Santo che nel Vibonese si celebra proprio oggi, perché napoletano o no, l’affetto è forte. E il giornalista Garrì si domanda per primo se la devozione e l’affetto, così come la diffusione del nome e del santo nella provincia, possano essere solo un “caso”. Insomma, più contributi per la ricerca della verità. 

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