Cronaca

“Calabria Verde”, viaggi e case a spese dell’Ente. Chiesto il processo per dirigenti e un dipendente

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La Procura di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio per sei indagati accusati a vario titolo di abuso di ufficio, peculato, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, falsità ideologica e materiale

di GABRIELLA PASSARIELLO

E’ arrivata all’Ufficio gip- gup la richiesta di rinvio a giudizio della procura di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta sulla distrazioni di fondi comunitari destinati a Calabria Verde, (ente strumentale della Regione), vincolati all’acquisto di mezzi antincendio boschivi, alla gestione del rischio idrogeologico e utilizzati invece per scopi ben diversi da quelli richiesti per legge. Il sostituto procuratore Alessandro Prontera ha chiesto di mandare a processo l’ex direttore generale di Calabria Verde Paolo Furgiuele, 58 anni residente ad Amantea, del direttore del terzo settore Forestazione, Antincendio boschivo e Sorveglianza idraulica; Alfredo Allevato, 56 anni, residente a Cosenza; del dirigente dell’ufficio Economato dell’Ente Marco Mellace, residente a Satriano, 47 anni; del dirigente della segreteria del direttore generale Antonio Errigo, 64 anni, di Serra San Bruno; Gennarino Magnone, 53 anni di Belmonte Calabro e del dipendente dell’Ente Emanuele Ciciarello, 36 anni di Catanzaro. I reati ipotizzati a vario titolo vanno dall’abuso di ufficio , al peculato alla violenza o minaccia a pubblico ufficiale, alla falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atto pubblico.

Fondi distratti. Secondo le ipotesi di accusa Furgiuele e Allevato avrebbero distratto circa 80milioni di euro ottenuti grazie ai fondi europei di Sviluppo regionale (Fesr), somma che sarebbe servita per la rimozione del rischio esondazione dei corsi d’acqua, per opere idrauliche, per mitigare ed eliminare il rischio frane con la messa in sicurezza degli insediamenti urbani in aree a rischio, utilizzata invece per il pagamento degli stipendi degli operai forestali alle dipendenze e in servizio in diversi cantieri nei distretti di Calabria Verde: da Malvito, a Verbicaro, ad Acri, a Santo Stefano di Rogliano, a San Giovanni in Fiore e a Bovalino.

Le minacce. Alfredo Allevato avrebbe minacciato una serie di direttori dei lavori alle sue dipendenze e in servizio nei cantieri territorialmente dislocati di Calabria Verde per costringerli a commettere un atto contrario ai doveri di ufficio, dapprima chiedendo loro la consegna degli stati di avanzamento dei lavori entro la fine del 2015, sebbene non avesse mai consegnato loro, secondo le ipotesi di accusa, i relativi progetti, la documentazione allegata e la strumentazione necessaria all’attuazione dei progetti stessi; poi li avrebbe diffidati con grave contestazione disciplinare: se quei lavori non fossero stati ultimati gli operai non avrebbero visto un centesimo del loro stipendio. Avrebbe costretto, inoltre i direttori dei lavori a redigere i Sal (Stato di avanzamento lavori) indicando come compiuti lavori in realtà non eseguiti o compiuti parzialmente.

Soldi pubblici impiegati per ristrutturare le case dei dg. I soldi pubblici impiegati per ristrutturare la casa del dg. Furgiuele, il suo uomo di fiducia Mellace e Allevato, avrebbero violato una serie di nome costituzionali, penali e decreti legislativi impiegando un’intera squadra di operai di Calabria Verde per sistemare l’abitazione privata dello stesso Furgiuele ubicata ad Amantea, spendendo all’incirca 50mila euro sul conto dell’Ente. E così gli operai, a bordo di un Ford Transit aziendale di Calabria Verde, si sarebbero messi in viaggio per Amantea, facendo rifornimento con una scheda carburante “Q8”, sempre in dotazione alla stessa azienda per il restyling della casa al mare del direttore generale. Furgiuele abusando dei poteri e della funzione di vertice avrebbe impartito precisi e reiterati ordini di servizio a Giuseppe Giancotti, capo cantiere con alla sue dipendenze più squadre di operai dislocati anche nei cantieri di Tiriolo, Sorbo San Basile, Catanzaro- Siano, Pentone e Fossato e allo stesso Ciciarello per reperire operai al servizio della casa di Amantea, un’abitazione di 200 metri quadrati. Più volte sarebbe stato lo stesso direttore generale a contattare personalmente i lavoratori, ordinando loro di recarsi ad Amantea.  Operai sottratti alla pulizia dei boschi e delle aree verdi e impiegati per realizzare il sottotetto dell’abitazione in perline e lana di roccia, l’intero pavimento laminato in ogni stanza, ristrutturare gli infissi delle porte di ingresso, rifare l’impianto elettrico, installare lampade esterne in giardino, senza tralasciare gli impianti idraulico e telematico. Anche Allevato avrebbe utilizzato gli operai della società per alcuni lavori nella sua abitazione di Cosenza e nella residenza estiva sulla costa tirrenica.

La trasferta a Roma sul conto dell’Ente.  Le spese di missione venivano rimborsate anche ai familiari dei dirigenti. Bastava aggiungere nella nota le spese di vitto e alloggio. Secondo le ipotesi di accusa Furgiuele, Allevato, Mellace e Ciciarello, i primi due quali beneficiari dei rimborsi e gli ultimi due in qualità di dirigente e dipendente dell’Ufficio economato di Calabria Verde, avrebbero redatto e trasmesso alla dirigente del servizio economico finanziario le spese relative alla trasferta a Roma dal 18 al 21 dicembre 2014, inducendo la dirigente ad attestare il falso. In sostanza avrebbe rendicontato e rimborsato oltre le spese per i viaggio dei dirigenti anche quella dei loro nuclei familiari, sì perché secondo le ipotesi di accusa la nota riportante le spese di vitto e alloggio sarebbe servita a garantire gratis la permanenza a Roma anche ai parenti più stretti per assistere alla cerimonia della donazione al Papa dell’albero di Natale nel dicembre 2015. La parola passa al gup Carlo Saverio Ferraro, che, una volta fissata l’udienza preliminare, nel contraddittorio tra accusa e difesa (nel collegio difensivo compaiono, tra gli altri, i nomi dei legali Giovanni Merante, Nicola Cantafora, Riccardo Adamo, Giuseppe Mastrangelo, Alessandra Coppolino e Vincenzo Ioppoli), dovrà decidere se accogliere la richiesta della Procura di mandare a processo gli indagati.

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