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Vibo, rete idrica colabrodo. Forse in arrivo dalla Regione due milioni

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Con due milioni di euro, frutto di un bando regionale per il quale è stata trovata la copertura, il Comune potrebbe risolvere le situazioni più gravi

Rete idrica e potabilità dell’acqua. Il dilemma resta irrisolto a distanza di sette anni dalla prima denuncia di una turista che sollevò, in piena estate, un vero e proprio polverone. In realtà, una ricognizione ed un intervento di ammodernamento della rete idrica ormai desueta e danneggiata in decine di punti, tanto da costituire un fattore di inquinamento per il prezioso liquido è da anni sotto la lente d’ingrandimento. Il bando regionale apposito risalente alla precedente consiliatura, non ha trovato l’adeguata copertura finanziaria. Intanto la rete idrica, è il caso di dirlo, continua a fare acqua da tutte le parti. Risale addirittura al maggio 2011 il ritrovamento di infiltrazioni da idrocarburi nella condotta di Longobardi. E da una frazione all’altra, passando per il centro, i problemi sono di carattere strutturale oltre che idraulico.

Rete desueta. Il sistema, decisamente superato, è a circuito aperto. L’acqua pertanto viene irrorata, con il gioco delle pressioni, in più punti. Quelle moderne sono invece a circuito chiuso. Pertanto, qualora si verifichi un guasto è possibile agire su un’area molto più delimitata.

Il bando. Per ovviare a tale deficienza strutturale, nell’era Scopelliti – si diceva – era stato messo a punto un bando regionale. Ma la mancanza di una copertura finanziaria ha vanificato anche questa speranza. Sembrava non ci fosse nulla da fare. Invece, proprio nelle ultime settimane si è aperto uno spiraglio. A fronte di un Comune che per varie ragioni non ha mai – ne durante questa consiliatura, tantomeno in quelle passate, presentato un progetto per l’ingegnerizzazione delle reti idriche di distribuzione urbana, è stata la Cittadella a muoversi. E pare che sia stata trovata dall’esecutivo Oliverio una copertura finanziaria per eseguire i lavori previsti dal progetto risalente ormai a qualche anno addietro.

Le risorse. La cifra ammonterebbe a poco più di 2 milioni di euro. Per l’esattezza 2.042.000 euro. Il bando di gara prevede una serie di interventi, di vario genere. Dalla comune riparazione delle perdite alla sostituzione ed allo spostamento delle condotte andate in malora. Potranno essere cambiate anche le valvole e le saracinesche e realizzate postazioni di misura e di controllo delle portate e delle pressioni. Qualora il progetto andasse in porto e arrivasse la conferma del reperimento dei fondi, sarebbe anche possibile eseguire i lavori necessari per la distrettualizzazione della rete. Non si esclude che vengano messe a punto nuove condotte e che si arrivi alla sostituzione, laddove necessario, dei contatori idrici. Indicata nel bando di gara anche la tempistica. I lavori potranno durare al massimo per 450 giorni. Dunque, poco meno di un anno e mezzo. Sarebbe la prima volta che una rete idrica fatiscente nel capoluogo e nelle frazioni verrebbe in qualche modo risistemata.

Il rapporto. Il problema, peraltro, affonda le proprie radici in un passato neppure più tanto recente. Il lavoro di rilievo, mappatura e informatizzazione della rete idrica da cui scaturì il rapporto finale risale al 2009. Dal monitoraggio venne fuori che già al tempo vi erano nel capoluogo ben 81 perdite segnalate. Da allora la situazione non è certo migliorata. Anzi, nel tempo l’acqua ha continuato a sgorgare putrida dai rubinetti. Tutt’altro che incolore, insapore ed inodore. Le ordinanze di divieto si sono susseguite a ritmo incalzante dal 2011 in poi. E il sospetto nella comunità che – Alaco a parte – la rete idrica fatiscente abbia potuto contribuire a creare disagi, è più che fondato. Il comune, forse per i noti problemi di bilancio, susseguenti al dissesto finanziario dichiarato ormai oltre 4 anni addietro – ha continuato a fare orecchio da mercante. Ora, in piena estate, sembra riaprirsi uno spiraglio. Ma il percorso, inutile sottolinearlo, resta irto di ostacoli. L’impressione è che per tanto tempo ancora dai rubinetti dei vibonesi l’acqua continuerà ad alternare la propria colorazione, senza che nemmeno si parli più – come accaduto anni addietro – di qualche sconto sulla bolletta tranne che a Vibo Marina.

La principale frazione. Vibo Marina resta osservato speciale. Vige l’ordinanza di non potabilità dell’acqua nella più popolosa frazione del capoluogo, una vera e propria città nella città, che continua a subire promesse elettorali senza rispondenza nei fatti. Rimane, come unico provvedimento, la riduzione della bolletta del 50% proposta da Giovanni Russo (Pd) rispetto all’importo di 98 centesimi a metro cubo previsti, risalente a qualche anno fa. Un contentino che ha avuto l’unico risultato di distogliere l’attenzione dal problema che, nel tempo, peraltro, non è stato risolto. Come testimonia la nuova ordinanza del 20 maggio scorso del sindaco Elio Costa che parlava della presenza di ferro superiore ai limiti consentiti, da cui l’invito alla popolazione a non usare l’acqua neanche per scopi alimentari. Una componente, quella ferrosa, che va ad aggiungersi alle infiltrazioni di idrocarburi superiori alla norma. La Sorical, dal canto suo, ha continuato a lavarsi le mani e a dichiararsi estranea al problema. Le acque erogate dal serbatoio Sant’Andrea, infatti, dalle analisi effettuate risultano potabili.

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