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Ancora un primato negativo per la Calabria: 72 comuni a rischio default

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Record nel record per Vibo Valentia che è l’unico capoluogo di provincia calabrese in dissesto finanziario

La Calabria colleziona l’ennesimo record negativo collocandosi alla secondo posto in Italia, dietro la sola Sicilia, tra le regioni italiane che “vantano” più comuni in crisi finanziaria. Un altro primato poco invidiabile certificato dalla Fondazione nazionale dei commercialisti che ha pubblicato un documento sullo stato di crisi degli enti locali nato da un lavoro di ricerca basato su una ricerca complessiva dei dati statistici riferiti alle diverse situazioni indicative: condizione di deficitarietà strutturale, pre-dissesto e dissesto.

I numeri sono emblematici e bocciano inesorabilmente la nostra regione che registra criticità in ben 72 amministrazioni, praticamente quasi uno su quattro. Sono 13 i Comuni che versano in condizioni deficitarie, 30 quelli in pre-dissesto e 29 in dissesto. Record nel record (ovviamente negativo) per Vibo Valentia, unico capoluogo di provincia calabrese in dissesto. In Italia è in buona compagnia visto che nella stessa condizione versano Caserta, Potenza e altre note città. Magra consolazione.

Il quadro è comunque preoccupante a livello nazionale. Infatti il 60% degli enti che si trovano in situazioni di deficitarietà è concentrato nelle classi demografiche con popolazione inferiore a 5 mila abitanti, dunque enti di piccole dimensioni di cui il 40% vede amministrazioni con popolazione fino a duemila abitanti. Il restante 40% è concentrato nelle classi demografiche tra i 5 mila e i 60 mila. Fenomeni che appaiono particolarmente concentrati nelle regioni del mezzogiorno e fra gli enti locali di piccole dimensioni, fino a rappresentare in alcune aree una condizione quasi endemica.

“Per superare le criticità in atto è necessario far emergere in modo tempestivo le situazioni di squilibrio – spiega Massimo Miani, Presidente della Fondazione Nazionale dei Commercialisti – introducendo pochi e semplici parametri che attestino la reale situazione economica delle amministrazioni. Inoltre bisogna rafforzare il monitoraggio dei comuni con meno di 15 mila abitanti che, secondo quanto emerso dal nostro studio, sono quelli più a rischio”.

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