Cronaca

Morì perchè mancava il defibrillatore, condanne e assoluzioni per medici e infermieri

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Arrivata la sentenza nell’ambito del processo sul decesso di Antonella Vergori, la giovane che perse la vita sul lungomare di Nocera Terinese per mancanza di defibrillatori

Terminato il processo di primo grado nei confronti dei sanitari che, a vario titolo, erano stati accusati della morte di Antonella Vergori, la giovane che, nell’agosto del 2008, dopo aver accusato un malore sul lungomare di Nocera Terinese, morì perché, secondo l’accusa, il defibrillatore in dotazione al 118 di Falerna non avrebbe funzionato.

Per il reato di omicidio colposo sono stati condannati ad un anno di reclusione Maurizio Rocca (difeso dall’avvocato Bruno Canino), all’epoca dei fatti Direttore Sanitario; ad 8 mesi di reclusione Napoleone Stella (difeso dall’avvocato Francesco Stella), per avere fatto parte dell’equipaggio dell’ambulanza intervenuta sul posto in qualità di infermiere; e ad 1 anno e sei mesi di reclusione Francesco Rotolo (difeso dall’avvocato Giuseppe Alvaro), per avere rigenerato la batteria del defibrillatore in dotazione al PET di Falerna anziché provvedere alla sua sostituzione. Rotolo è stato altresì condannato alla pena di mesi 6 di reclusione ed 400 euro di multa per il reato di truffa perché avrebbe fatto sottoscrivere ad un dipendente del Comune di Falerna un certificato di collaudo del defibrillatore. I tre sono stati condannati, con l’Asp di Catanzaro, al risarcimento dei danni alle parti civili Giuseppe Roberto Vergori e Mastroianni Michelina, (difesi dagli avvocati Ortensio Mendicino e Leopoldo Marchese), in 60mila euro per i genitori, e 25mila euro per il fratello di Antonella Vergori, nonché al pagamento delle spese processuali.

Il Tribunale ha assolto per “non avere commesso il fatto” gli infermieri Marisa Gigliotti (difesa dagli avvocati Antonella Pagliuso e Aldo Ferraro), Concetta Galeano, Franca Aracri (avvocato Anna Muraca), Carlo Cuda (avvocato Domenico Folino), e il dottor Stefano Fucile (difeso dall’avvocato Giuseppe Pugliese), dal reato di omicidio colposo, e perché “il fatto non sussiste” dal reato di omesso controllo sul funzionamento del defibrillatore, “essendo emerso – spiegano i legali – che i malfunzionamenti di quel dispositivo erano stati sistematicamente segnalati dagli infermieri che lavoravano al 118 di Falerna alla struttura sanitaria di appartenenza”. La sentenza è stata pronunciata del Tribunale di Lamezia Terme, Francesco Aragona, dopo tre ore di Camera di Consiglio, e dopo la requisitoria del pubblico ministero Luigi Maffia e le discussioni dei difensori della famiglia della ragazza, costituitasi parte civile.

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