Cronaca

Gratteri: “I figli di ‘ndrangheta? Professionisti infiltrati nella pubblica amministrazione”

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Intervistato dalla Stampa di Torino, il procuratore di Catanzaro parla delle trasformazioni e delle infiltrazioni dei clan calabresi nel tessuto economico del Nord Italia

Non spara più, si dedica agli affari, ricicla i fiumi di denaro che arrivano dal narcotraffico infiltrandosi nei settori vitali dell’economia. Al Nord ancor più che al sud perché è nel settentrione d’Italia che girano gli euro e si fanno i soldi. E’ l’analisi del procuratore antimafia di Catanzaro Nicola Gratteri in un’intervista rilasciata alla Stampa di Torino. Per il magistrato la presenza della’ndrangheta al nord si manifesta in modi diversi. “Oggi – dice Gratteri – le famiglie si dedicano di più agli affari, fanno investimenti. Comprano e vendono alberghi, ristoranti, negozi. Si dedicano al riciclaggio dei profitti del narcotraffico”. 

Il monopolio della ‘ndrangheta. Non si spara più o si spara di meno per non dare nell’occhio e fare business con la droga. “La ‘ndrangheta ha quasi il monopolio. Da decenni – spiega – vende cocaina a Cosa Nostra e alla Camorra. Da sempre i grandi importatori di cocaina sono gli ‘ndranghetisti della zona ionica e della fascia tirrenica”. L’edilizia è uno dei settori di maggiore interesse. “Nel mondo dell’edilizia le ‘ndrine – sostiene Gratteri – sono sempre state molto presenti: offrendo manodopera a basso costo, garantendo lo smaltimento dei rifiuti, rifornendo cemento depotenziato. Gli imprenditori del Nord che si sono adeguati, oggi non possono dire di non sapere o di non aver capito. Spiego: se per anni i tuoi fornitori ti offrono un materiale a 100 e i nuovi arrivati te lo danno a 60, c’è qualcosa che non va. È evidente. I nuovi ‘partner’ in genere entrano in società con quote di minoranza, poi – aggiunge – finiscono per comandare, per prendere in mano l’azienda”.

Giovani leve laureate. Infiltrazioni nel tessuto economico e produttivo, ma anche in quello della pubblica amministrazione con le “giovani leve” sempre più rampanti ed istruite. “I figli di ‘ndrangheta sono colti, laureati, fanno gli avvocati, i medici, gli ingegneri. Sono nella pubblica amministrazione. Ma rispondono sempre alle stesse regole. A quel metodo mafioso che non possono rinnegare”.