Cronaca

Operazione Jonny, don Scordio chiede l’esame del Dna: “Sacco non è mio figlio”

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Il sacerdote determinato ad andare fino in fondo per smentire le accuse dei pentiti, definite “gravi ed infamanti”. Il suo avvocato ha presentato una memoria difensiva

Don Edoardo Scordio avrebbe chiesto di sottoporsi all’esame del Dna per smentire ciò che sostengono i pentiti, ovvero che Leonardo Sacco sia suo figlio naturale. Tra le carte dell’inchiesta denominata Jonny si leggono anche questo genere di accuse, tra le più pesanti per l’ex parroco di Isola Capo Rizzuto. Il suo avvocato Mario Saporito le definisce “esternazioni calunniose e infamanti offese alla giustizia, alla Chiesa e all’umanità”.

Accuse infamanti. Secondo quanto scrive nell’edizione odierna il Quotidiano del Sud, don Scordio avrebbe annunciato proprio nel corso dell’udienza svoltasi davanti al Tribunale del Riesame di Catanzaro l’intenzione di sottoporsi all’esame per smentire i collaboratori di giustizia e le loro dichiarazioni giudicate dallo stesso parroco “gravi ed infamanti”. Nella memoria difensiva l’avvocato Mario Saporito ha anche evidenziato che il sacerdote fu inviato ad Isola Capo Rizzuto quando Sacco aveva già due anni.

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