Cronaca

Money Gate, arrestato Giuseppe Cosentino: “Così riciclava i soldi in Svizzera”

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Il presidente del Catanzaro  e la figlia sono finiti agli arresti domiciliari. Obbligo di dimora per quattro dipendenti  Gicos.  Indagata anche la moglie e sequestrati quattro milioni di euro

di MIMMO FAMULARO

Sono quattro le persone finite agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta coordinata dalla Procura di Palmi e condotta dai militari del comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria. Oltre al presidente del Catanzaro calcio Giuseppe Cosentino, uno degli imprenditori calabresi più noti nel panorama nazionale, la misura cautelare emessa dal gip di Palmi riguarda anche la figlia Ambra Cosentino, la dipendente della "Gicos Import-Export srl" Carmela Alì Santoro e il promotore finanziario milanese Stefano Noschese.


Altri indagati. Raggiunti da un provvedimento restrittivo della libertà personale dell'obbligo di dimora altre quattro dipendenti della Gicos. Si tratta di Mariella Viglianisi di Campo Calabro, Marco Pecora di Polistena, Caterina Zito di Cinquefrondi e Simona Tedesco di San Giorgio Morgeto. L’accusa, a vario titolo, è di associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alla commissione di reati di natura fiscale, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e appropriazione indebita di ingenti somme di denaro in danno dell'azienda amministrata da Giuseppe Cosentino.

L'indagine. Il Catanzaro calcio viene solo sfiorato dall'inchiesta per l'interessamento del suo presidente. Al centro dell'indagine c'è infatti la Gicos Import-export con sede a Cinquefrondi, in provincia di Reggio Calabria. Tutto è partito nel giugno del 2011 in seguito ad una verifica fiscale effettuata dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Reggio Calabria dalla quale erano emerse numerose irregolarità in relazione alla presenza di anomale transazioni finanziarie verso l’estero nonché ad un ingente utilizzo di denaro contante. Le conseguenti attività investigative, condotte sotto la direzione della Procura della Repubblica di Palmi ed esperite attraverso intercettazioni ambientali e telefoniche, acquisizione di documentazione bancaria e fiscale, escussione di persone informate sui fatti, attività di perquisizione e sequestro nonché mediante rogatorie internazionali, avrebbero acclarato l’esistenza di quella che gli inquirenti definiscono "un’associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alla commissione dei reati di appropriazione indebita, di emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, di dichiarazione infedele, nonché di riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori". I pm definiscono poi Giuseppe Cosentino come il "dominus" dell'associazione composta dalla figlia Ambra, da alcuni dipendenti della società “Gicos Import-Export srl" (coinvolti a vario titolo nell'indagine) e dal promotore Stefano Noschese.

La signora Cosentino. Nelle carte dell'inchiesta compare anche il nome della moglie di Cosentino, Francesca Muscatelli, di due cittadini elvetici, amministratori di società fiduciarie svizzere e di alcuni rappresentati legali di imprese commerciali che avrebbero emesso fatture false. Per gli inquirenti si tratterebbe di un'operazione di riciclaggio attraverso l'emissione di fatture per operazioni inesistenti. Nel dettaglio, Giuseppe Cosentino, nella qualità di rappresentante legale della “Gicos" si sarebbe avvalso di sistemi collaudati per realizzare reati di natura fiscale (utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti ed altro) ed appropriarsi indebitamente in danno della compagine societaria e dei creditori della sua stessa azienda di ingentissime somme di denaro che per la Finanza ammonterebbero a quasi nove milioni di euro.

Il sistema di riciclaggio. In pratica Cosentino avrebbe versato e depositato denaro contante su conti correnti svizzeri derivanti da vendite in nero e da utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti. Fatture che sarebbero state emesse da società con sede negli Stati Uniti che avrebbero effettivamente ricevuto i pagamenti dovuti. "Gli accertamenti hanno tuttavia dimostrato - spiegano in un comunicato gli investigatori della Guardia di finanza - che pochi giorni dopo l’avvenuto accredito delle somme, le stesse venivano restituite (trattenendo una percentuale intorno al 5%) con bonifico su una serie di conti correnti in Svizzera intestati a società con sede in paradisi fiscali (Isole Vergini Britanniche, Panama, ecc.) di fatto riconducibili a Cosentino". Successivamente all’accredito le somme sarebbero state trasferite su ulteriori conti correnti svizzeri intestati a società estere riferibili sempre a Cosentino e trasferiti su conti correnti cifrati. Gli inquirenti avrebbero poi accertato che la Gicos ometteva di fatturare una quota parte dei propri ricavi facendo confluire i relativi pagamenti sui conti correnti intestati ai propri dipendenti. Questi ultimi, successivamente, emettevano assegni a favore di ulteriori dipendenti, che, infine, li incassavano in contanti. A seguito di un'attività rogatoriale gli 007 della Finanza sarebbe emerso che in Svizzera tra il 2006 ed il 2011 sono stati versati in contanti 4 milioni di euro.

Il rientro dei capitali. Le somme di denaro detenute nelle "cassaforti" svizzere sono state fatte rientrare in larga parte (per oltre cinque milioni di euro) in Italia su conti correnti intestati ad una società fiduciarie attraverso lo scudo fiscale. Un'operazione che ha consentito la regolarizzazione ed il rimpatrio delle attività finanziarie e patrimoniali trasferite o detenute all’estero. Oltre a tali somme, Cosentino ha riportato in Italia nell'ambito del cosidetto "Scudo ter" altri 2.320.504,92 di euro proveniente da un rapporto finanziario acceso presso un istituto di credito di Hong Kong. Le somme oggetto del rimpatrio sono poi state utilizzate per investimenti finanziari (acquisto e vendita di titoli); nonché a garanzia di un’apertura di credito per tre milioni di euro a valere su un conto corrente intestato al Giuseppe Cosentino, a sua volta utilizzato per acquisti da varie imprese a mezzo bonifici, nonché per erogazioni alla Gicos stessa e al “Catanzaro Calcio 2011 Srl”, classificate come “anticipo socio”.

Evasione fiscale. Secondo gli accertamenti effettuati dai militari, infine, Cosentino avrebbe omesso di dichiarare – per gli anni d’imposta dal 2006 al 2011 – redditi per oltre 7,3 milioni di euro.

Sequestro. La Guardia di finanza ha quindi eseguito un sequestro preventivo di denaro pari a quattro milioni di euro.
1) €. 1.218.551,50 nei confronti di Giuseppe Cosentino;
2) €. 1.000.000,00, nei confronti di Ambra Cosentino;
3) €. 1.081.039,50, nei confronti di Ambra Cosentino e Francesca Muscatelli.
4) complessivi €. 738.415,77, nei confronti di Mariella Viglianisi, Marco Pecora,
Caterina Zito, Simona Tedesco, Gessica Trimarchi.

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