Cronaca

‘Ndrangheta, l’imprenditore Restuccia confessa: “Ho sistemato la villa di Costa a Capo Vaticano”

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Tirata in ballo in una intercettazione anche l'ex giudice Patrizia Pasquin condannata in Dinasty 2. "A questa - disse Restuccia - l'hanno tirata nel sacco"

Non aveva soltanto rapporti con i boss di Limbadi e della Piana di Gioia Tauro Angelo Restuccia, l'imprenditore a cui è stato sequestrato all'alba di ieri un patrimonio di circa 28 milioni di euro. Dalle carte dell'inchiesta emergono dei particolari che rischiano di gettare ombre sull'amministrazione della giustizia. Dalle intercettazioni risultano dialoghi in cui l'imprenditore indagato ieri a seguito delle indagini condotto dalle Fiamme gialle con il supporto della Dda di Reggio Calabria faceva chiari riferimenti ad alcuni magistrati. "A questa l'hanno tirata nel sacco" diceva in riferimento all'ex giudice Patrizia Pasquin.  


Restuccia accosta, poi, l'ex giudice Pasquin, condannata in via definitiva nell'inchiesta Dinasty,  al magistrato ed attuale sindaco di Vibo Valentia Elio Costa asserendo: "Lei capiva  chi era colpevole e chi non era colpevole come...lo stesso giudice Costa". E a proposito della sua convocazione in occasione di un interrogatorio si precisa: "Il giudice Costa, il quale aveva costruito una villa a Capo Vaticano e non l'aveva mai abitata per via di una lesione in una trave, invece di interrogarlo gli aveva chiesto un parere per la casa, conducendolo sul posto".

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Restuccia rilevava  - come scrive questa mattina la Gazzetta del Sud - di aver mandato a casa del magistrato gli operai per gli interventi del caso, risolvendogli il problema: "Poi gli ho mandato gli operai per montare le tegole e tutto, l'ha abitata, mi ha incontrato dopo una ventina d'anni e mi disse "avevate ragione sennò ancora io quella casa non l'abitavo". L'episodio, che risale a molti anni addietro, è stato inserito nel fascicolo  delle indagini portate avanti dalla Dda di Reggio Calabria e dalla Guardia di Finanza. 

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