Cronaca

Il “pizzo” alla pizzeria e il maxi arsenale, quattro fermi e un arresto (NOMI-FOTO-VIDEO)

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Operazione denominata "Lampo" scattata nell'ambito delle indagini volte a far luce sulle recenti eclatanti intimidazioni che hanno turbato Reggio Calabria

Operazione congiunta di polizia e carabinieri che fanno luce sulle due intimidazioni consumate a Reggio Calabria a cavallo tra giovedì e domenica in altrettanti noti locali del centro cittadino. Al termine di articolare e complesse indagini coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria gli investigatori della Squadra mobile e quelli del Nucleo Operativo della Compagnia dei carabinieri hanno eseguito quattro fermi nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili, a vario titolo, di  estorsione, porto e detenzione illegale di armi, lesioni personali, danneggiamento mediante incendio aggravati dalle modalità mafiose.

Nomi. In manette sono quindi finiti nell'ambito dell'operazione congiunta alla quale è stato dato il nome in codice di "Lampo": Gianfranco Musarella 39 anni, Giovanni Marra 34 anni, Antonino Marra, detto Nino, 37 anni, Alessandro Marra 30 anni, tutti di Reggio Calabria. 

L'estorsione alla pizzeria. I dettagli dell'operazione sono stati illustrati questa sera nella sala Calipari della Questura nel corso di una conferenza stampa congiunta, dal capo della Squadra Mobile, il primo dirigente Francesco Rattà e dal comandante della Compagnia carabinieri cittadina, il maggiore Mariano Giordano. Le indagini sono scattate dalla denuncia della famiglia che gestisce una pizzeria a Reggio Calabria, che sarebbe stata costretta per due anni a subire le imposizioni dei fratelli Musarella (Sebastiano è detenuto per altra causa, fu arrestato nel 2015 per estorsione aggravata ai danni di un commerciante che ha il negozio sul Corso Garibaldi, e nel 2016 per estorsione aggravata per i lavori di ristrutturazione della Corte d'Appello di Reggio Calabria e già condannato per associazione mafiosa nell'ambito dell'operazione Eremo del 2005) sfociate in una serie di aggressioni e atti intimidatori. Lo scorso 27 aprile è stato dato fuoco al portone della pizzeria mentre ancora i clienti erano all'interno, e il 30 aprile sono stati esplosi colpi d'arma da fuoco contro l'autovettura del titolare. Quest'ultimo dopo le iniziali richieste di una somma di 1500 euro, si è visto chiedere 500 euro alla settimana, poi divenute 300, e sarebbe stato costretto ad assumere come cassiera prima la moglie di Antonino Marra e successivamente la compagna di Gianfranco Musarella.

 

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Arsenale. Nel giro di pochi giorni è arrivata la risposta di magistrature e forze dell'ordine che, oltre ad individuare i presunti responsabili, hanno anche trovato e sequestrato un vero e proprio arsenale composto anche da armi da guerra rinvenuto nel corso di una perquisizione eseguita nel rione cittadino di San Giovannello all'interno di un deposito nella disponibilità di una delle persone arrestate, ovvero Gianfranco Musarella. In particolare sono stati trovati un kalashinikov Ak47, una pistola mitragliatrice modello Uzi, un revolver, due pistole semiautomatiche, una pistola a salve, quattro fucili, due carabine, una carabina ad aria compressa, varie parti di arma per uso caccia, quattro silenziatori, varie cartucce, varie divise di una ditta di vigilanza, alcuni passamontagna e quattro caschi ed attrezzi da scasso. Gli inquirenti, che attendono ora l'esito degli esami balistici, non escludono che il gruppo, oltre che alle estorsioni, fosse dedito anche ad altre azioni delittuose come le rapine. Sorpresa insieme a Giovanni Marra nel casolare dove erano custodite le armi anche Pamela Domenica Barillà 23 anni di Reggio Calabria e anche lei arrestata in flagranza di reato per detenzione illegale di armi comuni e da guerra.

 

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