Cronaca

Processo Poseidone, chiesta la condanna per l’ex presidente della Regione Chiaravalloti

giuseppe-chiaravalloti-3.jpg

E' alle battute finali il processo sui presunti illeciti commessi nel comparto della depurazione in Calabria. Rischia quattro anni l'ex assessore regionale Basile

di GABRIELLA PASSARIELLO

Tre condanne e un’assoluzione sono state chieste dal pm Saverio Vertuccio per gli imputati che hanno rinunciato ad avvalersi della prescrizione, coinvolti nell’inchiesta Poseidone sui presunti illeciti commessi nel comparto della depurazione in Calabria. La pubblica accusa ha invocato davanti al Tribunale collegiale di Catanzaro, presieduto da Alessandro Bravin, tre anni e sei mesi di reclusione per l'ex presidente della Regione Calabria di centrodestra  Giuseppe Chiaravalloti, accusato di associazione a delinquere; quattro anni per l’ex assessore regionale all’Ambiente Domenico Antonio Basile, che risponde di concussione e falso; due anni e otto mesi per l’ex commissario dell’Arpacal Bruno Barbera, accusato di concussione; mentre ha chiesto l’assoluzione per l’ingegnere Antonio Caliò, componente la commissione giudicante per l'affidamento dell'appalto per la costruzione del nuovo impianto di depurazione di Catanzaro Lido, rispetto al quale si ipotizza il reato di turbata libertà degli incanti. Poi la volta delle arringhe difensive dei legali Antonella Canino, Francesco Scalzi, Aldo Aloi, Francesco Gambardella e Armando Veneto e il rinvio dell’udienza al prossimo 19 maggio, giorno in cui i giudici del collegio emetteranno la sentenza.

Il caso Callipo. Secondo l’accusa, Basile,  in qualità di assessore all'Ambiente della Regione avrebbe deciso di “punire” Filippo Callipo, amministratore unico della “Giacinto Callipo conserve alimentari Spa”, per alcune critiche pubbliche che questi aveva rivolto all'indirizzo della Giunta regionale, attraverso una serie di ispezioni di controllo alla ditta Callipo per verificarne la qualità degli scarichi produttivi. Basile, avrebbe indotto Barbera, in qualità di commissario, a favorire queste ispezioni mediante la minaccia di ostacolarne la carriera e impedire la sua nomina di direttore generale dell'Arpacal. All’inizio del processo gli imputati erano ventitrè, diciannove dei quali salvi grazie alla prescrizione dei reati che vanno a vario titolo dall'associazione per delinquere alla concussione, alla falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici, alla omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale, al favoreggiamento personale e alla truffa.


L'inchiesta. "Poseidone" fu avviata nel 2005 dall'allora sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Luigi De Magistris, oggi sindaco di Napoli. Nel 2007, dopo che la delega all'indagine fu revocata al titolare dell’indagine, il caso passò al collega Salvatore Curcio, fino ad arrivare, nel 2009 nelle mani del procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, che in 5 mesi la portò a compimento con un avviso di conclusione delle indagini emesso a settembre 2009. Del giugno 2011, infine, la decisione del giudice dell'udienza preliminare Maria Rosaria Di Girolamo che ha mandato sotto processo 23 imputati, pronunciando 11 proscioglimenti, una condanna ed un'assoluzione per  due che hanno scelto il rito abbreviato, ma l'unica condanna è stata in seguito ribaltata in un'assoluzione in sede di giudizio d'appello.

Più informazioni