#PASQUA | Antonio, il viandante, il segno di Dio e la scoperta della preghiera

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di VINCENZO VARONE

Antonio anche la mattina di Pasqua si era alzato alle 5,15 in punto e un’ora dopo era già fuori a prendere una boccata d’aria e a gustare l’ebbrezza della natura mattutina. Il medico gli aveva raccomandato vivamente, con voce ferma e severa, di fare almeno due chilometri al giorno e a passo possibilmente veloce e di respirare a pieni polmoni. La cura migliore per far fronte agli acciacchi dell’età e soprattutto al cuore che da qualche anno si era messo a fare i capricci come un bambino. Antonio, che alla salute e alla vita ci teneva, e che una volta raggiunta l’età della meritata pensione aveva messo in preventivo di vivere fino a 96 anni, esattamente come suo zio che si chiamava Antonio come lui e che aveva superato indenne le bombe, le pallottole e le malattie della grande guerra, aveva preso alle lettera i consigli del medico, senza trasgredire neppure di una virgola. Lo stesso dottore gli aveva anche consigliato di bere acqua spesso e lui, quindi, anche quella mattina si diresse verso la solita fontanina pubblica, pur non avendo sete, per seguire gli “ordini” che gli erano stati impartiti. Il medico era per lui la massima autorità e il custode quasi infallibile della sua vita ardente.


Il viandante. Ma quella mattina davanti alla fontanina, a differenza della noiosa normalità di sempre, Antonio ebbe un incontro particolare che, puntualmente, ogni anno, nel tempo della lunga vecchiaia, il giorno di Pasqua, avrebbe poi raccontato a parenti e amici con dovizia di particolari sempre nuovi. L’incontro in questione ebbe per protagonista un viandante sui trent’anni, una specie di hippy del trentino con la barba lunga e trascurata da settimane e il vestiario tipico del viaggiatore solitario in cammino sulle vie del mondo in cerca di pace e di ristoro.
Antonio che aveva l’occhio curioso e indagatore lo notò dissetarsi con gusto giovanile quasi immerso nell’acqua ancora fredda del mese di aprile, e con lui intrecciò un fitto dialogo sulla storia di Mileto, sulla Calabria di quel periodo(anni Sessanta), ma soprattutto sulla Fede. Un dono che Antonio sosteneva di non avere e che il viandante coltivava invece con delicato pudore. I due quella mattina di Pasqua si confrontarono per oltre un’ora senza mai arretrare di un millimetro dalle rispettive posizioni. “Io e te questa mattina - disse al termine della chiacchierata il giovane ad Antonio - ci siamo trovati qui solo apparentemente per caso. Ma non è stato pe nulla un caso. Tu forse non ci crederai, ma è stato il disegno di Dio che vede e provvede a farci incontrare. Non so perché ma sono certo che è così”. Pronunciate queste parole il viandante riprese lesto il suo cammino.

L'Angelo. Il nostro guardò stupito e ammirato lo strano giovane mentre si allontanava e non appena quest’ultimo sparì dalla sua vista per la prima volta, dopo tanti anni vissuti nella tiepidezza del suo modesto e appiattito benessere, tipico del suo ex stato di impiegato di concetto fra timbri e macchine da scrivere, sentì forte dopo tanti anni il desiderio di andare in chiesa, dove di lì a poco sarebbe stata celebrata la messa di pasqua. Ed una volta giunto in cattedrale si mise addirittura a recitare il Padre Nostro “che sei nei cieli sia fatta la tua volontà … .” che credeva di aver dimenticato e a seguire l’Ave Maria.


Il segno di Dio. E fu proprio a quel punto che Antonio, figlio di Pasquale e di Marianna, scapolo più per pigrizia che per scelta di vita, sentì, finalmente, la sensazione forte della pace interiore a lungo tanto cercata.
Gli anni a venire trascorsero sempre più veloci e ad un certo punto Antonio, ormai superata la soglia degli 80 anni, si convinse che il viandante incontrato durante la sua passeggiata a passo veloce fu certamente un angelo mandato da Dio per convertirlo. Nessuno osò mai mettere in dubbio quella sua convinzione.
Una cosa è certa. Il segno dell’angelo arriva quanto meno te lo aspetti: attraverso le sembianze di un giovane incontrato per caso; leggendo tra lo sguardo di una donna dagli occhi neri come la pece; nelle notti insonni in cui tutto sembra definitivamente perduto; nell’ora dell’apparente ed effimera vittoria; nell’odore insistente della primavera e nelle pieghe leggiadre che si nascondono nell’anima di ognuno di noi. Basta saperlo cogliere nella sua giusta e vera dimensione. Buona Pasqua