Economia & Società

Emergenza sanità nel Vibonese, la denuncia dei sindacati: “No ai ricoveri in barella”

barella2.jpg

Le organizzazioni sindacali della dirigenza medica in un documento, inviato alla dirigenza aziendale, chiedono un intervento risolutivo

Un deciso "no" al "fenomeno della moltiplicazione dei ricoveri in barella negli ospedali dell'Azienda". Attraverso un documento congiunto, le organizzazioni sindacali della dirigenza medica dell'Azienda sanitaria di Vibo Valentia (Annao Assomed, Cimo Asmd, Cisl Medici, Uil Medici, Cgil Medici, Cimo Fsn) hanno chiesto alla direzione aziendale dell'Azienda sanitaria di Vibo Valentia di intervenire per porre fine al "fenomeno della moltiplicazione dei ricoveri in barella negli ospedali dell'Azienda".

Il documento. "La prassi di ricoverare i pazienti - scrivono - ricorrendo al soprannumero con mezzi di fortuna ('barelle') è divenuta ormai consuetudine, senza alcun argine e senza alcun criterio di eccezionalità o di 'stato di necessità'. Detta prassi presenta certamente profili di illegittimità in quanto - sostengono - viola numerosi diritti costituzionalmente garantiti ai cittadini ed espone a responsabilità inaccettabili il personale: viola il diritto alla privacy del paziente, non garantito dall'affollamento delle stanze o dall'allocazione in corridoi o zone di passaggio; viola la normativa sulla sicurezza, in quanto la barella non risulta idonea per le manovre assistenziali (igiene, medicazioni, trattamenti andidecubito, ecc.) e terapeutiche di routine e soprattutto in caso di soccorso in urgenza; non consente - continuano nel documento - il rispetto dello standard minimo di dotazione dell’unità di ricovero, in quanto il paziente non dispone di un campanello per la chiamata, di presa di ossigeno, di luce, presa di corrente per l’utilizzo delle apparecchiature elettromedicali diagnostiche e di assistenza (elettrocardiografo, ecografo, strumenti di monitoraggio, aspirazione, ventilazione polmonare, ecc.); viola gli standard relativi al carico di lavoro del personale in quanto in soprannumero; viola la normativa antincendio ed espone a pericoli aggiuntivi in caso di necessità di evacuazione dei locali per emergenze ambientali, ostruendo le vie di fuga; viola le norme relative alla prevenzione della trasmissione di infezioni, ai parametri minimi di soggiorno, aumenta la possibilità di errore terapeutico da parte del personale; in una parola vi è oltre, al disagio e alla scomodità, un rilevante aumento del rischio clinico".


Le proposte. Le organizzazioni sindacali, nel descrivere la situazione, propongono "come misura minima - si legge ancora nel documento - che venga fatto ogni sforzo per aumentare la dotazione di posti letto dell'ospedale, gravemente sottodimensionato rispetto alle esigenze del bacino di utenza, istituendo nel contempo una funzione di 'bed management' come presente in altre realtà (ultima l’esperienza del Cardarelli di Napoli), adottando comunque una regolamentazione dei ricoveri (ad esempio sulla base di quella dall'Asp di Catanzaro), istituendo dei posti letto di Medicina d’urgenza con relativa guardia medica ed infermieristica". Secondo quanto ritengono, "è inoltre necessario consentire al Pronto soccorso l’adozione di provvedimenti di ricovero diretto in strutture idonee di pazienti destinatari di sole cure palliative o di lungodegenza riabilitativa,anche fuori Asp, con l’eventuale attivazione diretta dell’assistenza domiciliare, con adeguato supporto del servizio sociale".

*foto di repertorio

Più informazioni